DAMIANO IOZZI, IL FANTASY SAVELLESE

Lungo il solco di giovani savellesi residenti, desiderosi di mettersi in gioco nel nome di un talento polivalente che va oltre ogni limite contingente, la storia di Damiano Iozzi è una di quelle che si candida, di diritto, alla conquista dei più prestigiosi riconoscimenti destinati a premiare il volto  affascinante ed attraente di questa terra così ricca di risorse e potenzialità.

Nato a San Giovanni in Fiore il 17 settembre 1993, figlio di Filomena Greco e Rosario Iozzi, Damiano è il tipico esempio di ragazzi nostrani, da sempre legati alle proprie origini, che nel percorrere il sentiero di un’identità che non conosce ostacoli, si riescono ad affermare nel contesto di appartenenza con scelte coraggiose e comunque esemplari.

Cresciuto fin da bambino nel panorama di una socialità locale fervida, Damiano inizia il proprio percorso, favorito dalla vita attiva di sua madre all’interno della parrocchia locale, facendo parte di associazioni quali l’azione cattolica e iniziando a recitare, con diverse parti, sul palco della sala cinema/teatro sottostante la chiesa madre.

Parte così un cammino, principalmente improntato alla consacrazione di una figura, la sua, che si muove, con risultati di spessore, in tutto ciò che espressione di una dimensione interiore ed artistica autentica, a tutt’oggi, ovviamente, ancora, in divenire.

Gli albori aiutano sicuramente lo sviluppo della fantasia di Damiano, fin da bambino propenso più ad “inventare storie con i giocattoli piuttosto che guardare la TV”.

Dopo le superiori, il trasferimento, per un anno in quel di Cosenza, segna indubbiamente la prima svolta. È proprio in ambito universitario che, insieme al coinquilino ed amico Nicola Albi, la creatività di Damiano subisce una decisa impennata, impressa in una raccolta di sei canzoni incise in un CD amatoriale grazie alla preziosa collaborazione dell’amico Emanuele Volpe.

Da allora, la sfida di Damiano è stata quella di provare a fare sempre di più.

Subito dopo il rientro da Cosenza, egli è infatti il promotore della costituzione di un gruppo di volenterosi per la ristrutturazione della Sala cinema, “una sala che mi aveva dato tanto” e che aggiungerei ha dato tanto a molti ragazzi della sua e della nostra generazione.

Dopo essere riuscito in una impresa non scontata, fatta di duro lavoro e di raccolte fondi su base volontaria, archiviata con rammarico un’esperienza positiva conclusasi con un’inaspettata estromissione, nel prendere spunto dal corso di chitarra portato avanti, a titolo gratuito, per più di due anni a livello locale, Damiano inizia a dedicarsi, a tempo pieno, alla vita associativa.

Una partecipazione via via consolidatasi nel tempo che vale l’intrapresa di esperienze di socialità ancora in corso.

Attualmente, Damiano è socio volontario del Nucleo Protezione Civile, dopo aver fatto parte, fino a pochi mesi fa, della locale Pro Loco come membro del direttivo, in un ruolo in cui ha avuto l’opportunità di dare tanto, tramite iniziative di successo come “La passione di Cristo” o il “Libro delle antiche ricette” giusto per citarne alcune.

Ma è da poco più di due anni che per Damiano sembra essere scoccata la scintilla vera e propria, legata principalmente alla necessità di creare qualcosa anche per se stesso.

È così che, grazie anche all’incoraggiamento della ragazza, Francesca, pubblica il suo primo racconto dal titolo “La combriccola dell’orrore: la maledizione”, scoprendo l’innata vocazione di scrittore fino ad allora rimasta ancorata a soli testi musicali.

Ma il progetto più grande, al quale lavora proprio dal 2020, coincide con la costituzione della società fondata insieme ad Antonio, suo cugino, ed all’amico Giuseppe, due ragazzi originari di Savelli, ma residenti fuori che in ambito editoriale, fin dalla sua fase di start up, mira ad introdurre un nuovo universo intriso di verve artistica e creativa che trova espressione nella creazione di nuovi giochi da tavolo, di racconti, fumetti, film e tanto altro.

Un personaggio a tutto tondo, in altre parole, Damiano.

Una di quelle storie da raccontare con la consapevolezza che quanto finora fatto, seppur piacevole da apprendere, possa rappresentare solo l’alba di un futuro ancor più luminoso, fondato sulla voglia di affermarsi mantenendo pur sempre inalterati valori di fondo solidi ed autorevoli.

IL RUGGITO: partiamo subito dalla più stretta attualità. Sono molti i progetti che ti vedono protagonista, su più fronti. Chi è oggi Damiano Iozzi e cosa vuole fare da grande?

DAMIANO: il Damiano di oggi è una persona che ha capito una lezione fondamentale: si deve investire sulle proprie attitudini. Ognuno di noi è portato per qualcosa; spesso si rinuncia, troppo presto, a fare delle proprie passioni un lavoro vero e proprio. Io ad oggi, posso dire di aver deciso di dedicarmi definitivamente, anima e corpo, ad un progetto che voglio diventi il mio lavoro. Questo perché non si può aspettare, sempre, il classico “colpo di fortuna”. Se si vuole qualcosa, bisogna fare il possibile per ottenerla. Ed è per questo che affermo, con convinzione, che da grande voglio fare esattamente ciò che sto facendo attualmente, ovvero continuare a lavorare per una società editoriale della quale sono socio, la Majill Entertainment.

IL RUGGITO: la Combriccola dell’Orrore e Viktor. Contesti e personaggi di pura fantasia o con qualche attinenza al contesto che ci circonda?

DAMIANO: la combriccola dell’orrore richiama personaggi e ambientazioni del contesto savellese, nonostante alcune descrizioni siano state modificate per non rimanere del tutto fedeli alla realtà, oltre che per motivi di praticità e dinamicità legati alla trama. Per quanto riguarda Viktor, invece, è un personaggio di pura fantasia, collocato in un contesto creato ex novo, in un universo diverso da quello reale. Il mondo dove vive si chiama Alfaborn. Tuttavia, le sue fattezze sono ispirate a quelle di un giovane influencer milanese che ha firmato con noi, la nostra società intendo, un contratto di collaborazione per pubblicità.

IL RUGGITO: molteplici passioni in un contorno innegabilmente ricco di talento e poliedricità. Quali sono le sensazioni principali legate a ciascuna delle tue attività?

DAMIANO: la sensazione più forte che ho provato e che provo, ogni volta, è la soddisfazione nell’essere consapevole di essere riuscito in qualcosa. Ma ci sono anche altre sensazioni, come la gratitudine verso chi ha lavorato insieme a me o che mi è stato vicino. Non possiamo pensare di poter fare tutto da soli o di essere infallibili. In ogni caso, oltre la condivisione con tutti quelli con i quali si è collaborato per il raggiungimento di un obiettivo comune, c’è soprattutto la gioia di aver creato qualcosa di tuo. E perché no, l’impagabile percezione di potersi vantare che quel qualcosa possa rappresentare in ogni caso un patrimonio al quale gli altri possono, volendo, attingere.

IL RUGGITO: quali ritieni debbano essere le leve da azionare per raggiungere gli obiettivi che ti sei prefissato? E, di contro, quali gli aspetti su cui ritieni di poter e dover migliorare?

DAMIANO: fare breccia nelle persone è sicuramente una delle leve da azionare, la più dura. Tra pochi giorni, partirà la campagna del primo gioco da tavolo della nostra società e dopo aver cercato collaboratori vari che possano aiutarci a farci conoscere, siamo arrivati al momento clou. Ora c’è da azionare la seconda e la terza leva, la collaborazione ed il passaparola. Sono tante le lezioni che ho già imparato dopo aver sbagliato più e più volte, tante quelle che dovrò ancora imparare. Un aspetto che dovrò cambiare, per il quale sto già lavorando, è sicuramente la fiducia nelle scelte di chi mi sta vicino e/o collabora con me. Sto ancora cercando di capire, invece, se la mia caparbietà possa essere un bene o un male. Una cosa che vorrei assolutamente cambiare, infine, è la mia incapacità ad aprirmi con gli altri, il mio vero e proprio tallone di Achille. Dobbiamo dare fiducia prima di pretenderla.

IL RUGGITO: dalle nostre parti, quasi sempre, i giovani desistono dall’intraprendere qualsiasi iniziativa. Tu invece hai la capacità di inventarti e reinventarti, di continuo, con risultati eccelsi in vesti fra loro, ma comunque accomunate da indubbia qualità. Quale il tuo vero segreto?

DAMIANO: ti ringrazio per queste belle considerazioni. La verità è che non sempre si può riuscire ed è per questo che bisogna reinventarsi, per non uscirne sconfitti. Si può e si deve ripartire dai propri errori. In tal senso, bisogna mettersi continuamente in discussione. Altrettanto fondamentale, è riuscire a scovare ambiti di azione in cui potersi esprimere. Spesso le strade più inaspettate sono quelle capaci di regalare maggiori gratificazioni. E questo è un discorso che vale per tutti i campi della vita sociale, tanto a livello di singoli che di collettività e comunità. Non esiste quindi una ricetta prestabilita. Ogni successo, ogni azione finalizzata a costruire qualcosa di importante deve essere imperniata al raggiungimento di un determinato obiettivo. In tal senso, abnegazione ed ostinazione potrebbero rappresentare comunque chiavi di successo, nel peggiore dei casi fattori in grado di non generare rimpianti su quanto si poteva fare e non si è fatto.

IL RUGGITO: questa terra si trova a vivere una latente contraddizione, fra opportunità inesplorate e limiti invalicabili. Quanto è difficile costruirsi un proprio percorso in una situazione del genere?

DAMIANO: tutti, almeno una volta nella vita, ci siamo trovati di fronte al bivio più grande per quelli che come noi sono nati in questo territorio: partire o restare. Qui tutto risulta difficile, dal cercare un lavoro al crearsi uno svago e perseguirlo con interesse. L’ostacolo più grande non è tanto la condizione in cui versa la Regione tutta, ma soprattutto la mentalità che, nel suo tratto più negativo e diffuso, non è mai cambiata nel tempo. Molto spesso si preferisce accontentarsi piuttosto che rischiare per raggiungere i propri obiettivi. È per questo che risulta difficile anche far capire ciò che tu stai facendo o hai intenzione di fare. In questa situazione, elemento fondamentale è quello di saper cogliere elementi positivi dell’ambiente che ci circonda, tralasciando, fino a quando si può, limiti e difficoltà che pure ci sono, ma che non possono diventare pretesti, fin troppo facili e comodi, a cui appellarsi per decidere di non fare nulla. In altri termini, esplorare nuove strade, coglierne aspetti insospettabili, mettersi realmente in discussione ed in gioco: sono queste le sfide da affrontare per costruirsi una propria strada. Ed evitare, comunque, che possiamo essere proprio noi stessi il nostro limite più grande.

IL RUGGITO: quali sono invece, a tuo avviso, le opportunità e le sensazioni che può regalare un territorio come il nostro?

DAMIANO: a mio avviso, le opportunità e le sensazioni degne di essere vissute sono direttamente proporzionali. Questo territorio può regalare la vicinanza con la natura, con l’universo e tutte le emozioni, positive ed appaganti che ne possono derivare. Bisogna solo trovare il giusto equilibrio fra calma e caos. L’opportunità legata a tutto questo è proprio la possibilità di far conoscere le nostre terre, di offrire un posto capace di fornire, al contempo, relax e divertimento, un posto dove vai quando vuoi riuscendoti ad allontanare dalla vita frenetica ed inquinata, a staccare la spina senza tuttavia rinunciare al comfort ed allo spasso inteso nella sua accezione più vera e reale.

IL RUGGITO: nel tuo quotidiano viaggio, fra Savelli e dintorni, avrai sicuramente modo di imbatterti in sentimenti e valutazioni comunque contrastanti. Quali ritieni essere le più rilevanti?

DAMIANO: una valutazione che ho sempre fatto, quando mi sono spostato in zone anche limitrofe alle quali Savelli non ha niente da invidiare, è che in altre località riescono a valorizzare anche ciò che non hanno, mentre noi non riusciamo a valorizzare ciò che realmente abbiamo. Mi ha sempre fatto rabbia pensare a tutte le occasioni sprecate ed a quanto i paesi limitrofi siano progrediti mentre al nostro sia toccata la sorte inversa. Lo stesso discorso, purtroppo, si può estendere alla situazione calabrese rispetto a tutte le altre regioni. È questa la sensazione che più contrasta con il mio desiderio di fare qualcosa di tangibile dando il mio contributo a questa terra, nella quale ho deciso, almeno per il momento, di restare scommettendo su me stesso.

IL RUGGITO: vivere nella Savelli di oggi. Come è la vita quotidiana in un paese in costante calo demografico? Quali sono potenzialità e debolezze del contesto paesano odierno?

DAMIANO: tra le potenzialità posso individuare sicuramente la determinazione e la fede che alcune persone, sempre di meno, riescono ad avere. Non c’è niente di più forte a mio avviso. Di contro, ci sono molti aspetti negativi che potrebbero portare ad una resa totale. Negli ultimi tempi, ho visto la nostra umanità, ciò che ci distingueva da molte altre comunità, diminuire sempre più. È diventato difficile riuscire a scambiare due chiacchiere senza sfociare in discorsi politici o comunque discorsi che portano gli animi ad accendersi. Questa è la conseguenza, a parer mio, del forte calo demografico e di animi sempre più scontenti. Diciamo che esite una rabbia, lecita, ma che questa non viene indirizzata poi sempre nella giusta direzione.

IL RUGGITO: la Savelli in cui sei cresciuto da piccolo e quella che ti ritrovi a vivere adesso. Quali, a tuo avviso, le principali differenze, nel bene e nel male?

DAMIANO: purtroppo le differenze che vedo, ci sono e tutte negative. Ho avuto la fortuna, nonostante la mia giovane età, di crescere in una Savelli piena di vita e di aggregazione sociale. Faccio parte di una generazione che ha avuto il cellulare in età adolescenziale, quindi l’unico modo di vedersi e passare il tempo, quello più sano, era fare gruppo e giocare ai più svariati giochi. Capofila era il gioco del calcio, anche se non sono mai stato portato per quello. Ricordo le tante recite, le feste in maschera, i travestimenti di carnevale, ma anche le tradizioni come le serenate, la strenna e noi che andavamo porta a porta a chiedere soldi. Grazie alle mie passioni ho potuto far parte di tutto questo attivamente e l’ho sempre ricercato anche crescendo. Ad oggi, vedo solo tanta invidia e dissapori personali, vedo fazioni farsi la guerra, persone che non si fermano più a chiacchierare, ma che vanno avanti con la testa bassa. In un paese con così pochi abitanti non hanno senso tante piccole aggregazioni, non ha senso che ognuna di esse voglia i meriti tutti per sé.

IL RUGGITO: come ti immagini Savelli fra vent’anni? Quali ritieni siano le leve da azionare per invertire realmente la rotta?

DAMIANO: in una visione ottimistica potrei vedere Savelli in ripresa, persone che tornano alla propria terra, felicità, ma la verità è che questa visione è molto lontana dalla realtà. Mi fa male dire queste parole. Ma non tutto è perduto. Bisogna prima prendere coscienza del punto in cui ci troviamo, fare un mea culpa, solo allora si potrà agire nell’interesse di tutti. Per invertire la rotta c’è bisogno che ognuno si rimbocchi le maniche e non pensi a coltivare solo il proprio orticello. Nessuno deve rimanere in panchina e aspettare che siano gli altri a risolvere il problema, nessuno deve avere secondi fini. Ci sono tante persone che hanno creduto nella rinascita e tante che ancora ci credono, ma non si deve cercare di tarpare loro le ali solo per raggiungere fini poco nobili. Una volta che non rimarrà più nessuno, non avrà senso ostentare potere e ricchezza.

Parola di Damiano Iozzi, il fantasy savellese…