GIUSEPPE LEVATO, SAVELLI PER VOLARE

L’appuntamento di “Savelli si racconta” con un giovane paesano residente ha il volto, e non poteva essere altrimenti, di Giuseppe Levato.

Nato a Serra San Bruno il 3 settembre 1998, figlio di Rita Battaglia e Salvatore Levato, Giuseppe è l’esempio, uno dei pochi rimasti, di giovani che, sempre legati alle proprie origini, sono riusciti ad affermarsi nel paese di appartenenza con scelte coraggiose e comunque esemplari.

Figlio di questa terra con risapute origini verzinesi, Giuseppe ha infatti, da qualche anno, ripreso ed intensificato l’attività dell’azienda agricola di famiglia, riuscendo, per l’appunto, a riproporre, in chiave moderna, il senso del saper dare nuova linfa a tutto ciò che è natura, agricoltura e genuinità dei prodotti dell’allevamento e della zootecnia.

Oltre che appassionato del suo lavoro ed innamorato della sua azienda, egli è tuttavia persona dinamica, spirito libero e propositivo che, anche in una Savelli lontana anni luce dai più fervidi momenti di aggregazione, riesce ad emergere in maniera incontrastata e continuamente sorprendente.

Così educato e discreto da apparire il classico, sempre più introvabile, “ragazzo d’altri tempi”, per la sua continua capacità di porsi obiettivi e di raggiungerli anche a costo di affrontare sfide solo apparentemente insormontabili, Giuseppe personifica quindi il volto di un paese che rivolge con ottimismo lo sguardo al futuro.

Autentico appassionato di “volo”, prossimo al conseguimento del brevetto VDS comunemente definito “volo da diporto sportivo”, portiere a livello dilettantistico, la sua è una di quelle storie che in un mondo troppo spesso intriso di noia, di limitazioni autodeterminate, di assenza di stimoli, di poca voglia di mettersi in gioco, è invece testimonianza plastica che laddove si vuole tutto si può raggiungere anche riuscendo a coniugare impegno, passione e soddisfazioni conseguenti in maniera pressoché vincente.

Tralasciando, per una volta, la nostalgia tipica delle storie di paesani emigrati o che fanno fortuna altrove, ad emergere è la speranza che anche a Savelli, spirito di abnegazione e capacità possano, in qualche modo, unirsi per offrire il senso del poter costruire un percorso esistenziale intenso che vale la pena di essere vissuto.

IL RUGGITO: partiamo subito alla più stretta attualità. Chi è Giuseppe Levato oggi, di cosa si occupa e cosa vuole fare da grande?

GIUSEPPE: il Giuseppe di oggi è sicuramente un giovane con tanta voglia di fare e di mettersi in mostra, non per un fine personale, piuttosto per poter dare un esempio ai tanti amici che vivono, come me, il paese ogni giorno dell’anno e che molto facilmente si perdono dopo aver incontrato i primi ostacoli. Attualmente, mi occupo di gestire, insieme a mia cugina, da poco trasferitasi da Roma, l’azienda di famiglia. L’azienda nasce nei primi anni 50′; in quell’epoca si faceva il minimo necessario per “sopravvivere” e crescere la famiglia, ad oggi questo non basta quindi è importante cambiare completamente il modo di fare agricoltura a livello locale e regionale. L’agricoltore non è più quello di cinquant’anni fa, questo mondo si sta evolvendo, avvicinandosi sempre più a livelli imprenditoriali. Quindi bisogna essere accorti, saper cogliere i momenti, capire in quale direzione andare per crescere e migliorare l’azienda tutta. Attualmente non voglio parlare di futuro, mi piace vivere il mondo alla “giornata”. Ovviamente non su tutto. Ci sono cose che devi programmare per tempo.

IL RUGGITO: azienda agricola da portare avanti, ma anche tanta “voglia di volare”, per consolidare il senso di un percorso umano e professionale in divenire. Quali sono le sensazioni principali legate a queste tue passioni?

GIUSEPPE: questa potrebbe sembrare la domanda più semplice alla quale rispondere, in realtà la trovo una domanda molto complicata ed allo stesso tempo allettante. Non è facile descrivere le proprie sensazioni. Diciamo che quando si vola, si riescono a vedere le cose da un punto di vista diverso rispetto a quello che siamo abituati solitamente a vivere. Ma non soltanto la parte estetica, anche la parte “interna” del proprio io. Tu sei lì, in mezzo al cielo e ti senti libero, leggero. Allo stesso tempo, capisci che non siamo niente rispetto a quello che è l’universo intero, che ci sono un’infinità di cose da scoprire. Detto ciò, il volo è un qualcosa di pazzesco, riesce a trasmetterti delle emozioni veramente belle, per me indescrivibili. Tutto diventa magico. L’azienda la vivo più o meno allo stesso modo, la campagna, così come la natura ti offrono delle sensazioni di libertà e di spensieratezza che in altri posti non potresti percepire, almeno non con la stessa intensità e costanza. Sei tu il padrone del tuo destino e non viceversa.

IL RUGGITO: alle nostre latitudini, molto spesso, i giovani desistono dall’intraprendere qualsiasi iniziativa, quasi per rassegnazione. Cosa ti senti di dire loro? Quanto è stato difficile costruirsi un proprio percorso di vita in questa terra?

GIUSEPPE: come dicevo all’inizio, voglio essere da esempio, voglio far capire ai miei coetanei e non solo che con un pizzico di impegno e di sacrificio si possono raggiungere obiettivi importanti. Non ci si può fermare al primo ostacolo che si trova per strada. Chiaramente, bisogna saper cogliere quello che il territorio ci offre, senza andare a ricercare cose che non sono presenti. Nei paesi come i nostri, bisogna puntare forte sulla natura, sull’agricoltura, sul trekking, sulle passeggiate fra la neve e su tanto altro ancora. In parole povere, se si vuole fare qualcosa, le premesse per fare bene ci sono tutte. Dopo la pandemia, ad esempio, si è visto un aumento dei turisti che cercano la montagna, a cui piace il cibo sano e biologico. Da questa tendenza ritrovata, bisogna, a mio parere, trarre spunto ed inventiva per creare delle realtà capaci di offrire dei servizi di alta qualità. Proprio in questi giorni, insieme ad altri compaesani abbiamo creato un gruppo Facebook denominato “Escursionando Savelli“. Molto probabilmente, lo stesso gruppo nascerà anche sottoforma di associazione. Il tutto è ancora in fase di elaborazione, ma siamo fiduciosi; ci aspettiamo grande coinvolgimento e partecipazione sia a livello sociale che amministrativo. Si tratta, appunto, di un’idea che si pone l’obiettivo ambizioso di mostrare il meglio dei nostri luoghi per cercare di creare, dal nulla, ipotesi di sviluppo comunque a basso costo, sostenibili e durature nel tempo.

IL RUGGITO: quali sono invece, a tuo avviso, le opportunità e le sensazioni che può regalare un territorio come il nostro ad un giovane come te?

GIUSEPPE: le opportunità come ho anticipato prima ci sono, basta saperle sfruttare, ma per riuscirci bisogna cambiare prospettiva. Un territorio come il nostro è capace di regalare tante emozioni. Spesso noi non ce ne rendiamo neanche conto perché magari assuefatti alla quotidianità di poterlo vivere e vedere ogni giorno, ma garantisco che chi viene da fuori rimane scioccato da così tanta bellezza e ricchezza sotto il profilo paesaggistico e naturale. Queste opportunità ci sono quindi, nella gran parte dei casi sono anche inesplorate o poco valorizzate. La sfida che si pone davanti ad un giovane è quella di avere la consapevolezza che tanto si può fare, che bisogna solo saper mettere in campo il coraggio di doverlo fare. Sembra difficile, ma in realtà, a mio avviso, non lo è affatto.

IL RUGGITO: nel tuo quotidiano viaggio, fra Savelli e dintorni, avrai sicuramente modo di imbatterti in sentimenti e valutazioni comunque contrastanti. Quali ritieni possano considerarsi quelli più rilevanti?

GIUSEPPE: diciamo che per vivere al meglio la quotidianità paesana e locale, intesa come la realtà tipica dei contesti circostanti, devi essere il più aperto possibile. Purtroppo in molti paesi non c’è ancora stato il cambio di mentalità, quindi molto spesso mi trovo a ragionare, anche semplicemente dialogare, con persone completamente lontane dalle mie idee. Tutto questo però lo vedo, tutto sommato, come una nota positiva perché il confronto mi aiuta a capire comunque il tipo di persona che vorrei essere, ti apre la mente e ti insegna a vivere. Quindi ritengo molto importante capire anche le idee altrui. Resta il fatto che un salto di qualità lo ritengo necessario. Bisogna saper condividere, mettersi insieme, avere obiettivi comuni ed anche ambiziosi. Il segreto per abbattere ogni tipo di barriera e difficolta sta tutto lì.

IL RUGGITO: so che vivi comunque intensamente il paese compatibilmente con gli impegni lavorativi e personali. Come lo trovi con il passare del tempo?

GIUSEPPE: Savelli negli ultimi anni è cambiato tantissimo, molte famiglie sono andate via, molti giovani hanno mollato. Bisogna assolutamente invertire la rotta, puntando di più proprio sui più giovani e dando loro la possibilità di potersi confrontare in un sistema fatto di opportunità e di occasioni da non lasciarsi sfuggire. Le condizioni per farlo ci sono ancora, bisogna rimboccarsi le maniche, far sì che queste stesse potenzialità si trasformino in qualcosa di concreto. Per farlo è necessario un patto generazionale in cui i giovani possano essere visti come i futuri destinatari della sorte del paese. Quelli a cui, in altri termini, è affidato il compito, difficile, ma non impossibile da realizzare, di creare il paese del futuro senza farsi sopraffare dalla convinzione che un futuro è invece difficile da poter pensare.

IL RUGGITO: quali sono invece le differenze fra la Savelli in cui sei cresciuto da piccolo e quella che ti ritrovi a vivere adesso?

GIUSEPPE: come dicevo prima, Savelli sta, col passare del tempo, perdendo pezzi. Prima c’era molta più inclusione sociale, molta meno cattiveria. I giovani avevano un obiettivo, avevano un qualcosa con il quale passare del tempo. Ad oggi, tutto questo non c’è, almeno non si vede in maniera chiara ed esplicita. Ed infatti molti di loro, non avendo un obiettivo ed un “passatempo” si indirizzano verso delle strade follemente tortuose.  Basta pensare allo sport, da quanti anni a Savelli non si pratica calcio? Una squadra non deve esistere soltanto quando c’è periodo di elezioni. Ci deve essere sempre. Io stesso in questi anni, così come altri miei amici sono stati “costretto” a viaggiare, a giocare per altri paesi pur di praticare sport. Nel frattempo, a Savelli si pensava a tutto tranne che a questo. Non è una bella cosa sapere che in un paese aperto come il nostro non esista uno svago per i giovani. Lo sport deve essere elemento fondamentale per una comunità. Molti lo vedono come un qualcosa di sciocco, ma a mio avviso è molto importante perché ti fa incontrare e conoscere nuove persone, soprattutto ti insegna a collaborare tra compagni, può evitare che i ragazzi si perdano nel coltivare cattive abitudini.

IL RUGGITO: quali ritieni siano invece i punti di debolezza ed i limiti del contesto paesano odierno?

GIUSEPPE: dal mio punto di vista, i limiti e le debolezze ce li creiamo noi, certo è che non tutti riescono a pensarla in questo modo. Quindi bisogna cercare di capire quali sono questi limiti incluse le debolezze e se possibile aggirarle.

IL RUGGITO: ritieni ci possano essere davvero possibilità per invertire realmente la rotta? E se sì, quali le leve da innestare, a tuo avviso, ed in quali ambiti di azione?

GIUSEPPE: sono convinto che ci siano i modi di fare bene anche a Savelli. Ma questo desiderio di cambiamento deve partire, in primo luogo, dalla politica locale. Serve una svolta radicale. Basta dare potere a chi in cinquant’anni di vita politica non ha mai portato frutti a Savelli. Ci vogliono giovani, con nuove idee, che siano capaci di ascoltare anche il cittadino che la pensa diversamente. A Savelli, l’ho detto prima, abbiamo un patrimonio da poter sfruttare. Bisogna puntare forte sul turismo eco-sostenibile, costruire dei percorsi da trekking, incentivare i giovani ad aprirsi attività produttive, costruire delle piccole cooperative capaci di lavorare in tutti i mesi dell’anno sfruttando i frutti che la natura ci offre. Basti pensare alla castagna e al fungo, o anche a delle forme di agricoltura che io ritengo possano rivelarsi molto redditizie anche in un territorio montano quale il nostro.

IL RUGGITO: ultima domanda, ostica per quanto imprevedibile: come ti immagini Savelli fra venti anni?

GIUSEPPE: voglio essere fiducioso: me lo immagino ricco di lavoro e ricco di persone volenterose. Un paese che ritorni così ad essere il fiore all’occhiello di tutto l’Alto Crotonese. Perché ciò possa avvenire, non bisogna però perdere più tempo, occorre agire immediatamente, c’è bisogno che la politica illustri a tutti i cittadini un piano di ripresa che consenta gradualmente la crescita.

Parola di Giuseppe Levato, giovane che da Savelli vuole spiccare letteralmente il volo…