FRANTOIO ANANIA

Con la classica e tradizionale rimpatriata (il mio nutrizionista mi perdonerà), in una “casella” vestita del suo abito più godereccio, si è ufficialmente conclusa la campagna di raccolta delle olive 2023 targata Fratelli Anania.

A quattro anni di distanza dall’ultima “carica”, archiviati tempi di insostenibile “magra”, coincidenti, fra l’altro, anche con la massiccia potatura effettuata nel marzo 2020 (giusto qualche giorno prima del lockdown), il bilancio di questa ultima campagna olivicola è ritornato sui binari di una più che soddisfacente normalità, rinvigorita dalla costante crescita delle piante, da un frutto sano e da un prodotto finale che lascia ben presagire in termini di qualità complessiva.

Al di là dei quantitativi rastrellati, come di consueto soggetti a caratteri di variabilità legati indissolubilmente a ciò che è terra e natura, la raccolta delle olive è momento che assurge sembianze valoriali che con il tempo si intensificano, coincidendo, solo di striscio, con un lavoro fisico dispendioso, per certi versi insopportabile, specie per chi, come noi, di solito si occupa di altro.

Ma la stretta relazione con la campagna e questo pregiato frutto della terra significa anche e soprattutto famiglia, amici, rafforzarsi di quel viscerale affetto che da sempre lega noi tutti a Paluri, luogo splendido, situato in agro di Castelsilano che ospita, dall’alto del suo paesaggio ricco e rigoglioso, tanti piccoli proprietari savellesi e verzinesi.

È per questo che questo appuntamento ha saputo regalare, anche questa volta, sensazioni uniche, amplificate dal senso malinconico di una maturità che fa apprezzare sempre di più le cose semplici, certamente esaltate dalla consapevolezza che in questa tradizione trova esplicitazione il senso interiore di sentimenti profondi, necessariamente bisognosi di essere preservati e cullati.

Ritrovarsi al fianco di mamma, dei propri fratelli, del proprio cognato, unire le forze insieme agli amici presenti per il raggiungimento di un comune obbiettivo, ha rappresentato in tale ottica solo lo sfondo, pur primario, di un contesto che è tanto altro, per quanto ricco ed intriso di molti elementi intimi degni di essere vissuti.

Il tutto, immerso, in un contenitore di emozioni che ha finito per il divenire un qualcosa di autentico e magico, difficile da spiegare, non solo per motivi di sintesi, ma che impresso lo resta, nella sua veste più intrinseca, entrando a far parte, di diritto, del proprio lato interiore.

Un turbinio emotivo nell’ambito del quale questa raccolta rappresenta un’ultima, bella ed appassionante pagina da raccontare.

Perché “a roba” non è solo un luogo fisico, un approdo sicuro in cui trovare riparo per alleggerire la routine quotidiana, ma è anche quel rifugio dell’animo che, accanto ad una dimensione esteriore e materiale, in queste occasioni e non solo, va assumendo i connotati di inimmaginabili situazioni di condivisione e socialità da tramandare ai posteri.

Perché il ricongiungimento con questo luogo è ritorno al passato, per l’appunto, ma ancor di più spensieratezza che fa venir meno le riflessioni più pesanti, pace interiore che ogni volta si alimenta e si rinnova. Fino quasi ad estasiare, come nessun altro luogo è in grado di saper fare.

Per tutto questo e per molto altro ancora, anche questa campagna olivicola 2023 è stata conferma dell’indissolubile correlazione con il nostro appezzamento di terra, di cui ogni pezzetto rappresenta riproposizione dell’eterno legame con mio padre, con i miei nonni, con tutti i momenti di crescita che questo solo apparentemente banale lembo di uliveto ha da sempre rappresentato nel mio personale percorso di crescita.

In attesa della prossima occasione, nella quale, c’è da starne certi, il lavoro fisico si accompagnerà, ancora una volta, con l’introspezione che questi luoghi invitano a dover per forza esplorare.

Per continuare ad essere legati a quel che è stato, ricercando il senso stesso del proprio vissuto, senza abbandonare mai il sentiero nostalgico e salutare delle proprie origini.