SAVELLI: È SEMPRE NU JUARNU BUANU

Il ritorno in ufficio ha decretato, di fatto, la fine della “mia” stagione estiva e vacanziera.

Tralasciati momenti personali del periodo appena trascorso che tengo ovviamente ben stretti dentro il cassetto degli eventi da non dimenticare, per quanto mi riguarda, questo agosto 2022 è coinciso con il classico rientro al paese natio, come da tradizione vestito del suo abito più bello e brioso.

Archiviati dunque frangenti in cui abitudini e consuetudini di un tempo sono state condizionate dall’imperversare di una pandemia che ha finito per sconquassare una socialità tipicamente paesana, l’estate che volge quasi al termine passa in archivio come quella di un seppur graduale ritorno alla normalità.

Dovessi racchiudere il mio soggiorno savellese, peraltro relativamente breve specie se rapportato alle abitudini più consolidate, la percezione che mi sovviene è principalmente legata ad una sensazione di rigenerazione, assoluta ed inconfutabile.

In tempi di cambiamenti climatici che sanno sempre più di tropicalizzazione, Savelli è anzitutto sollievo fisico, fresco che assale praticamente tutti i pori soppiantando un’insopportabile ed opprimente calura, è aria fine che spazza l’insostenibile umidiccio della città, è verde che fa respirare, è altitudine che odora di salubre maestosità.

Ma il paese, nelle sue sembianze estive, rappresenta anche fonte di benessere spirituale, quello stesso che alleggerisce dallo stress della vita di tutti i giorni per lasciare spazio a profumi ed odori di un tempo sempre più lontano perché Savelli è pur sempre casa, è famiglia, è ritorno a dimensioni proprie che, per quanto recondite, vale sempre la pena poter assaporare.

Ne vien fuori che trascorrere qualche giorno nella Savelli d’agosto, per quanto relativamente fugace, appare sempre e comunque un momento di toccasana autentico, per il corpo e per l’anima, molto di più di mete più prestigiose ed esotiche che in questo periodo soccombono inesorabilmente e non reggono in alcun modo il confronto.

Tanto che per quanto possa sembrare banale e superfluo, non sorprende più la visceralità che, imperterrita, mi e ci lega a questo luogo, in un periodo che, nonostante tutto, diventa in ogni caso significativo da vivere, con le sue dinamiche, i suoi piaceri, con la voglia di riappropriarsi di qualcosa che continua ad appartenere e ad appartenersi, persino con le sue latenti ed irrisolte contraddizioni.

Che seppur presenti, tutto sommato, non inficiano del tutto la piacevolezza della Savelli d’agosto, quella che finalmente diventa di tutti e non di pochi, quella che ai suoi tanti figli che vi fanno ritorno mostra la sua essenza migliore.

 Perché, con buona pace di qualche pseudo poeta urbano dei nostri tempi, un giorno a Savelli è pur sempre nu juarnu buanu…