RITRATTI DI PAESE

Il quinto incontro tenutosi, rigorosamente in forma virtuale, nell’ambito della rassegnaFare per il paese” ha visto, ieri sera, la partecipazione di un gruppo di giovani (Gianluca, Rosa Candida, Sara ed Emanuele), di risapute origini savellesi, ideatori del progetto “Ritratti di paese”.

L’appuntamento, oltremodo partecipato e condiviso, è stato in grado di racchiudere, come di consueto, il senso di un patrimonio comune, tuttora coinvolgente, che ha indubbiamente a che fare con Savelli e con tutto ciò che il paese rappresenta.

Per chi c’è nato e cresciuto, ma anche per chi, pur facendovi ritorno solo per poche settimane, ne “subisce” positivamente un fascino pur sempre immutato.

Così come avvenuto nel recente passato, anche ieri sera, la discussione è stata foriera di spunti particolarmente interessanti, degni di essere approfonditi, sostenuti, stimolati ed ulteriormente rinvigoriti.

Sotto la sapiente verve organizzativa di Antonio Tallarico, al quale rinnovo i complimenti per la bontà di una “proposta” splendidamente architettata, quello emerso ieri è il volto di una Savelli diversa, percepita da sguardi più frizzanti, moderni, con spiccato senso di innovazione, ciononostante capaci di trasportare il senso delle origini lungo sentieri sin qui mai esplorati.

Se, infatti, costante bisogno di identità e voglia di far rivivere le tradizioni erano sensazioni già emerse in incontri precedenti, ultimo dei quali, in ordine temporale, quello avuto con l’artista compaesano emigrato, Vincenzo Greco, senso di appartenenza autentico, riscoperta mista a freschezza sono stati i tratti identificativi di quest’ultimo “dibattito”.

Quanto mai affascinante, il progetto di immagini e storie presentato dai “nostri” giovani, così come abilmente spiegato direttamente da loro stessi nel corso di una chiacchierata protrattasi piacevolmente per più di due ore, rappresenta infatti solo il primo passo di un percorso ben più ambizioso, di certo proiettato nel medio-lungo termine.

Un viaggio all’interno del quale, quanto fatto nell’estate scorsa costituisce solo la prima, ma assai incoraggiante tappa di partenza.

L’augurio e l’auspicio, visti risultati conseguiti a dir poco lusinghieri, è che questo sia, per l’appunto, solo un approdo iniziale, essenza comune a quella stessa idea di fondo che è “fare per il paese” nel suo significato più largamente inteso ed immaginato.

Obiettivi di fondo, il saper fare rete, il riuscire a creare sinergie costruttive, il poter raccogliere spirito e propositi per mettere in campo ogni strenuo tentativo di creare un “qualcosa” per un paese che di un “qualcosa” ha urgente se non addirittura assoluto bisogno.

Sul piano culturale, sul piano sociale, sul piano comunitario, sul piano del voler definire il profilo di una vitalità ritrovata e ritrovabile che, a partire dalle idee di chi savellese lo è e che tale rimane anche se vive lontano, possa offrire spunti di interesse anche per i residenti e per quelli che fra questi si confermano più volenterosi e vogliosi di mettersi in gioco.

Il tutto, nell’ottica del voler e dover riscoprire il senso più vero di una magia lontana, quasi sempre raccontata in maniera nostalgica, ma che ancora oggi resta, nonostante tutto, particolarmente attraente.

Per assaporare fino in fondo la quale, il disegno, la custodia ed il saper tramandare il ritratto di un paese che deve continuare ancora ad esserci, rappresenta viatico da cui imbastire e/o far riprendere ogni discorso, senza tentennamento alcuno.

In un tempo che possa odorare di passato, ma che sappia cogliere il presente e trovare il “mood” giusto per saper guardare al futuro…