SAVELLI COME SELLIA: SI PUO’ ANCORA FARE?

 

L’incontro on line tenutosi, ieri sera, nell’ambito della rassegna “fare per il paese” ha visto la straordinaria partecipazione di Davide Zicchinella, Sindaco di Sellia, piccolo borgo di 498 abitanti situato nella provincia di Catanzaro, salito alla ribalta delle cronache nazionali ed internazionali per le diverse iniziative, culturali ed istituzionali, messe in campo nell’ultimo decennio.

Oltre che occasione per entrare idealmente in contatto con i prestigiosi riconoscimenti conseguiti e per fare il punto sugli obiettivi raggiunti ed i progetti già cantiere del piccolo centro del catanzarese, il dibattito, coinvolgente per quanto foriero di sensazioni senza alcun dubbio positive, ha fornito elementi di riflessione davvero interessanti che vale la pena perciò approfondire.

Su tutti, è emersa incontrastata la figura dello stesso Zicchinella, Medico Pediatra prima che Sindaco come lui stesso ama definirsi, rappresentante istituzionale esemplare che, nel corso della serata, ha esplicato i contorni di un autentico manifesto di “buona amministrazione” intesa quale amministrazione attiva da portare avanti al servizio della comunità di riferimento, non senza difficoltà di sfondo, ma con l’unico obiettivo di creare condizioni stabili e durature di un benessere diffuso, sostenibile, credibile e per questo condivisibile.

Il Sindaco, in un racconto davvero accattivante, dai contorni solo in parte esplorati per evidenti motivi di sintesi, ha avuto il merito di saper raccontare quanto accaduto in questi anni a Sellia, il borgo che non ti aspetti e quello con la più alta densità culturale in Europa.

Un susseguirsi di iniziative che, partendo da tre assi di azione (cultura, innovazione, realizzazione del parco sport avventura nel centro abitato) ha saputo trasformare un piccolo, sconosciuto e periferico centro abitato calabrese in un modello oramai raccontato e discusso in tutto il mondo.

Oltre che per i contenuti, comunque notevoli che alcuni intervenuti al dibattito hanno giustamente etichettato come una fiaba da raccontare ed un insospettabile esempio di buone pratiche amministrative del Sud Italia, la testimonianza del Sindaco di Sellia ha rappresentato messaggio da cogliere ed interpretare nella maniera più costruttiva possibile.

Diversi, infatti, gli elementi degni di essere colti e sciorinati dal primo cittadino di Sellia.

I più significativi riguardano il bisogno di conservare la speranza anche in contesti più interni e spopolati apparentemente destinati a scomparire e la considerazione, per nulla secondaria, che “nessun posto è destinato all’oblio”, specie in questo mondo post pandemia costretto a ripensare, gioco forza, il proprio concetto di spazi e di aggregazione.

Per raggiungere questi obiettivi, però, oltre che affidarsi a quelle “infiltrazioni culturali” che seppur causa della sfiducia alla prima amministrazione Zicchinella hanno poi finito per rappresentarne la carta vincente, bisogna realmente concepire le istituzioni, specie quelle degli enti locali di più piccole dimensioni, con stimoli costanti e reali, con passione autentica e vera, mettendo al centro gli interessi di tutti e poggiando, sopra di essi, solide basi su cui costruire il futuro.

Serve, in altri termini, concepire l’amministrazione non come mero “ascensore sociale”, ma come strumento per recuperare identità, riscoprire quel che già si possiede, farlo rivivere in ottiche nuove (Sellia sarà fra poco uno dei primi smart village d’Europa) e trasformare situazioni di incuranza in reali opportunità di crescita (vedi recupero musei ed opifici abbandonati).

Eliminare la polvere da quel che è già presente su un territorio affascinante, per nulla sfruttato come quello dell’Alto Crotonese, è stato invece il filo conduttore dell’altro contributo esterno della serata, quello fornito da Ettore Bonanno, presidente dell’Associazione Fili Meridiani già in passato ospite di “fare per il paese” e protagonista di diverse azioni programmatiche a livello di territorio nostrano.

Proprio, infatti, l’ideale passaggio di consegna fra il “modello Sellia” ed un potenziale esempio da riproporre, con la partecipazione congiunta di pubblico e privato, alle nostre latitudini, ha rappresentato il centro dell’intervento di Bonanno già impegnato, di concerto con le realtà associative locali, a disegnare opportunità di valorizzazione culturale e paesaggistica in quel di Casabona, Pallagorio, San Nicola, Carfizzi, Umbriatico, Strongoli e Verzino (solo per citare alcuni esempi).

Con l’invito finale a voler prospettare, far nascere e raccogliere idee che possano far sorgere piccole ma inesorabili occasioni di sviluppo da trasportare, senza sforzi immani, su suolo savellese, la serata si è conclusa lasciando quale eredità la sensazione, almeno a livello personale, che ancora qualcosa è possibile farla davvero, magari riscoprendo con un’ottica rivolta al futuro il patrimonio posseduto.

La condizione, mai come oggi essenziale, è che servirà, in ogni caso, voglia di percorre “visioni” comuni da parte di privati e cittadini, servirebbe un’istituzione locale che abbia, anch’essa, una vision del futuro autentica (fatemi però essere scettico su tale aspetto), serve, in ogni caso, reale voglia di dimostrare che qualcosa la si vuole realmente ancora progettare e mettere in atto.

In questi mesi, i contributi di “fare per il paese”, ciascuno a proprio modo, hanno rappresentato una certificazione plastica ed indiscutibile che “se davvero si vuole si può“, oltre che dare conferma che un tessuto culturale propulsivo, pulsante e savellese seppur dislocato nelle parti più disparate della penisola, esiste ed in quanto tale ha voglia di costruire comunque un qualcosa.

Sellia, come altri contesti simili, testimoniano che non esistono in tal senso difficoltà insormontabili, né infrastrutturali, né sociali, né orografiche, né antropologiche, né istituzionali, né di qualsiasi altra natura.

La domanda, da tradurre, in azioni concrete, a questo punto, è semplice per quanto banale: a Savelli, quel che in altre realtà si riesce a costruire partendo addirittura da situazioni più svantaggiate, è ancora, lontanamente, immaginabile da realizzare?

In altri termini, si può ancora fare?