GINO GRANDE – L’ARTISTA SAVELLESE

Estate che volge al termine, tempo di bilanci per Gino Grande, artista e cantautore savellese che affida a “Savelli si racconta” i tratti salienti di un’esperienza musicale per la quale, l’ultima stagione, ricca di date e di eventi ravvicinati in giro per la Calabria, rappresenta solo una ricca parentesi di una carriera oramai consolidatasi nel tempo.

Nato a Savelli l’11 settembre 1968, Gino scopre fin da piccolo, ai tempi della scuola materna e degli Zecchini d’Oro organizzati a livello locale, il suo talento innato per la musica ed il canto.

Crescendo, egli continua a coltivare la sua passione, tanto che già a dieci anni, sotto la guida dell’artista savellese Vincenzo Greco, inizia a frequentare le prime lezioni di chitarra e mandolino.

È proprio in quel frangente che un vero e proprio dono di natura diventa un susseguirsi di esibizioni, di serenate, di suonate in compagnia degli amici, a suon di musica leggera, ma soprattutto di musica popolare. Un percorso folgorante che lo porta, fin da ragazzo, a far parte della storica band musicale savellese “Gli Artigiani” e più in là ad affermarsi come un simbolo del folclore e della socialità paesana.

Ma è negli anni post servizio di leva (svolto nella banda musicale di Caserta), quelli dell’emigrazione in Germania ed a Forlì (dove ha vissuto per 13 anni) che Gino intensifica la sua attività con l’incisione del primo lavoro discografico, avvenuta in quel di Torino, con una raccolta di quattordici brani musicali della tradizione savellese.

Sulle orme di Gino Gentile, autentico poeta e pioniere savellese per quel che concerne versi e musica nostrana, Grande porta quindi avanti altri lavori musicali che, a cavallo degli anni ricompresi fra il 1993 ed il 2002, hanno quale comun denominatore la rivisitazione e la proposta di autentici cult di musica popolare che affondano in radici profonde ed autentiche.

Terminata nel 2005 la sua esperienza di emigrante in Romagna, Gino decide di far ritorno in pianta stabile a Savelli.

È quello il momento in cui un hobby ed una passione si trasformano in qualcosa di più impegnativo, con lo studio e l’approfondimento degli accordi di chitarra e mandolino che diventano ben presto attività da condurre in pianta stabile.

La realizzazione di altri due lavori musicali (2007 e 2008), la collaborazione con Calabria Logos, la calendarizzazione di serate di piano bar e musica in piazza, la presenza in eventi privati, ma soprattutto la continua ricerca di nuovi suoni e stimoli per la musica popolare savellese e calabrese sono i principali tratti di un periodo dove musica e lavoro finiscono così per intrecciarsi.

Sono questi gli anni nei quali il repertorio artistico di Gino si arricchisce di nuovi contributi, momenti in cui, i racconti tramandati dagli anziani ed i versi di poeti savellesi, Tommaso Fazio e Giuseppe Tallarico, si trasformano in due nuovi lavori musicali, fra i quali l’autentico successo “Savelli è nu paise bellu assai”.

Il resto è invece storia più recente: la vittoria del Premio Cassiodoro (2015), la presenza in tante rassegne di musica popolare calabrese, alcune promosse da Calabria Sona (Neraithosud Festival fra tutte), la partecipazione al gemellaggio culturale Calabria – Puglia in quel di Galatone (Le), nel 2022, e per l’appunto tutti gli appuntamenti estivi ricchi di momenti di intrattenimento e musica nei diversi angoli di Calabria.

In altri termini, un artista poliedrico Gino, capace di stare al passo con i tempi, pur mantenendo intatti i legami con le tradizioni della musica popolare per farne veicolo di promozione della Calabria in genere e di Savelli in particolare.

IL RUGGITO: partiamo subito dalla più stretta attualità. Chi è oggi Gino Grande e cosa vuole fare nel futuro più prossimo?

GINO: sono una persona che sul piano musicale intende continuare a portare avanti quanto sin qui realizzato, sfruttando l’esperienza acquisita che non vuol dire compiacersi, ma è linfa vitale verso nuovi stimoli e nuovi obiettivi da raggiungere. Da questo punto di vista, guardare al passato con lo sguardo sempre proiettato al futuro, sono facce solo apparentemente diverse di una stessa medaglia, almeno dal mio punto di vista, per quello che io intendo debba rappresentare l’arte e la musica. In questo sfondo, la musica popolare, che in un contesto ancor più ampio rappresenta una vera e propria originalità ed eccellenza, oggi come ieri, è continua sfida e voglia di ricercare note, di rivedere arrangiamenti, di musicare parole che animano un racconto o un vissuto di vita di tutti i giorni. Io oggi, come quando ero ragazzo, sono sempre pronto a cogliere queste sfide. Di recente, ho attivato una serie di canali social (Facebook, Instagram e Tik Tok) perché li reputo i nuovi mezzi per far tramandare, in chiave moderna, alcune tradizioni musicali. Inoltre, sono pronto ad ultimare il mio decimo lavoro discografico che come sempre cercherà di “mettere in musica” versi savellesi degni di essere raccontati ed ascoltati. Il mio obiettivo è presto detto: mantenere quell’entusiasmo che da sempre porta a spingermi oltre, continuando ad essere innamorato di quello che faccio. Sono sicuro che percorrendo queste strade, il risultato continuerà ad essere appagante e sempre foriero di nuove soddisfazioni, personali, ma soprattutto per il paese e la terra che racconto sempre attraverso la mia attività quotidiana. Quindi il prossimo obiettivo, è fare bene nel prossimo appuntamento che per me è fissato, in Puglia, nelle giornate del 21-22 ottobre prossimi, alla rassegna “Galatone d’autunno”.

IL RUGGITO: il canto, la chitarra, il mandolino: molteplici aspetti di una stessa passione ricca di talento e poliedricità. Quali sono le sensazioni principali legate a ciascuna delle tue attività?

GINO: la musica, è per me, espressione di uno stato d’animo positivo; quando faccio musica, praticamente sempre, sto bene con me stesso, al di là dello strumento che sto usando in un determinato momento. All’interno di un mondo così affascinante, la musica popolare è secondo me un piccolo grande spazio che accende anche altri sentimenti: spirito di appartenenza, legame con le proprie radici, bisogno di promuovere la propria identità. Sono proprio gli aspetti più semplici, quelli legati a questi sentimenti che nel tempo rimangono sempre nobili da vivere, ad accompagnare quelle sensazioni di benessere che mi portano a continuare. Anche a costo di parecchi sacrifici, economici, logistici ed organizzativi che in questi anni mi sono sobbarcato proprio per far sì che certe emozioni diventassero il mio sfondo di vita quotidiano.

IL RUGGITO: quali ritieni debbano essere le leve da azionare per raggiungere gli obiettivi che ti sei prefissato?

GINO: fare capire ad ancora più persone il valore identitario della musica popolare è senza alcun dubbio l’obiettivo più difficile da raggiungere. Il mondo della musica delle tradizioni è un universo splendido che solo chi non conosce realmente vede con pregiudizio e sottovalutazione. Raccontare attraverso musica e suoni le proprie origini e tradizioni, ritengo sia il modo migliore per preservare questo patrimonio di storia e di società per tramandarlo nel tempo. Ecco, mantenere questo spirito di consapevolezza credo sia il modo per affrontare ogni tipo di sfida, soprattutto in un ambiente quale il nostro, nel quale, nessuno ti regala niente e la critica è sempre dietro l’angolo. Anche quella meno costruttiva e fine a sé stessa.

IL RUGGITO: quali, se ci sono, gli aspetti su cui ritieni di poter e dover migliorare?

GINO: credo che ognuno di noi possa continuamente migliorarsi in quello che fa più abitualmente. Per quanto mi riguarda, tanti sono gli aspetti che mi impongo di dover migliorare, giorno dopo giorno. Tuttavia, ritengo che dovrebbero essere gli altri a dover giudicare con più obiettività quello che dovrei perfezionare. Di mio, posso solo confermare che l’impegno in questa direzione è sempre lo stesso dei primi giorni.  Dal punto di vista musicale, i miglioramenti significano saper stare al passo con l’evoluzione che la musica in genere impone, sotto ogni aspetto. Dal lato tecnico, legato all’utilizzo degli strumenti e della voce, fino alla capacità di intrattenimento che deve essere costante e non conoscere soste. Chi fa musica ha il dovere di intrattenere piacevolmente il proprio pubblico, senza fare calcoli e senza possibilità di concedersi delle pause. È questo in fondo il lato più bello del nostro mestiere: condividere quanto più possibile con la nostra gente e mettergli a disposizione, con ogni forza, tutta la nostra espressione artistica.

IL RUGGITO: questa terra si trova a vivere una latente contraddizione, fra opportunità inesplorate e limiti invalicabili. Quanto è difficile costruirsi un proprio percorso in una situazione del genere?

GINO: le situazioni per costruirsi percorsi, propri ed indipendenti, non sono affatto facili, specie in contesti piccoli e periferici come i nostri. Ma certamente non bisogna arrendersi ed abbattersi. In fondo, proprio con l’avvento dei social, le distanze non esistono più e questo rende tutto sicuramente più facile anche per chi vive realtà come quelle savellesi. Il segreto è sapersi adattare alle possibilità che Savelli comunque offre, specie nel mio caso, cercando di farle fruttare al meglio. Bisogna avere tanta forza di volontà ed anche fantasia, sapersi districare fra le difficoltà che la vita paesana impone, ma alla fine credo che vivere a Savelli, continuando a portare avanti la propria passione nel migliore dei modi, rappresenti una splendida opportunità che, per quanto mi riguarda, fa vedere oltre ogni possibile limite. L’unico aspetto che, se potessi, cambierei di questo fantastico contesto è legato, come accennato prima, alla capacità di fare critica. La critica, se costruttiva, infatti, ben venga. Al contrario, non adoro le critiche distruttive, quelle fatte solo per il gusto di mettere in cattiva luce l’altro ed il paese in genere. Credo che questo sia il limite più grosso di Savelli, allo stato attuale. Ritengo che si tratti di un limite che la comunità intera potrà superare, in autonomia, arrivando a capire che un paese rimane tale solo se vi è totale collaborazione e diffuso spirito di solidarietà.

IL RUGGITO: quali sono invece, a tuo avviso, le opportunità e le sensazioni che può regalare un territorio come il nostro?

GINO: secondo la mia visione, un territorio come il nostro potrebbe offrire ancora tante opportunità. Certamente, il lavoro è la più grossa mancanza da queste parti. Bisognerebbe prima di tutto cercare di migliorare le condizioni economiche e sociali, poi la strada potrebbe essere in discesa. Non è facile, ma neanche impossibile. Credo che valorizzare le nostre tradizioni, riproponendole in chiave moderna, possa rappresentare a tale riguardo un aspetto forse troppo sottovalutato, ma che invece potrebbe rappresentare una chiave su cui investire, in sinergia fra pubblico e privato, per farla diventare potenziale fattore di sviluppo e di crescita. Magari contribuendo a fermare l’emorragia dell’emigrazione che ancora oggi è la principale piaga di un territorio che così non può crescere. Mi rendo conto che allo stato il mio discorso può sembrare utopistico, ma io ci credo ancora. Sarò un inguaribile ottimista, ma voglio comunque crederci fino all’ultima possibilità.

IL RUGGITO: nel tuo quotidiano viaggio, fra Savelli e dintorni, avrai sicuramente modo di imbatterti in sentimenti e valutazioni comunque contrastanti. Quali ritieni essere le più rilevanti?

GINO: vero, la musica mi dà modo di girare per vari paesi; posso tranquillamente dire che ogni paese ha le sue difficoltà e punti di forza, un po’ come detto prima per Savelli. Al di là di criticità che sono un po’ comuni a tutti i nostri contesti, io ritengo che tutti i paesi calabresi siano la vera risorsa su cui investire per far conoscere davvero una terra splendida come la nostra. Nei paesi si mantiene infatti intatta la cultura delle tradizioni, quelle da preservare, raccontare e tramandare. Su quel patrimonio, non mi stancherò mai di dirlo, si dovrebbe realmente investire ogni energia. Perché è quello il patrimonio di valori che ci distingue dagli altri. Come detto prima, io amo la mia terra, Savelli e la Calabria in genere, e per questo, dopo tanti anni di emigrazione, ho deciso di investire nella musica cercando di farla diventare, oltre che la mia principale passione, un vero e proprio lavoro. Ecco, in ogni campo, i giovani, che oggi sono pieni di talento, dovrebbero crederci di più e comprendere che questi luoghi sono il posto migliore dove potersi esprimere.

IL RUGGITO: vivere nella Savelli di oggi. Come è la vita quotidiana in un paese in costante calo demografico? Quali sono potenzialità e debolezze del contesto paesano odierno?

GINO: come già accennato, vivere la Savelli di oggi non è semplice. Oltre alla mancanza di lavoro ed alle difficoltà logistiche che però ci sono sempre state, il vero problema, a mio avviso, è rappresentato dal fatto che la vita sociale di oggi non è come quella di un tempo. Prima c’era più semplicità e in questo modo riusciva ad emergere il lato migliore di noi savellesi che è quello della convivialità e del sapersi divertire insieme, con assoluta spensieratezza e gioia. Oggi forse anche la tecnologia ha contribuito a rendere l’ambiente paesano più freddo ed impersonale. La mia speranza è legata al ritorno ad un vivere paesano pieno di condivisione, in cui non trovino spazio odi e veti incrociati, in cui, perché no, ogni volta che ce ne sia la possibilità, ritrovarsi e fare festa. Ovviamente, a colpi di musica, magari ballando una tarantella, in una delle tante belle e suggestive rughe del nostro centro storico.

IL RUGGITO: la Savelli in cui sei cresciuto da piccolo e quella che ti ritrovi a vivere adesso. Quali, a tuo avviso, le principali differenze, nel bene e nel male?

GINO: la Savelli nella quale sono cresciuto io da piccolo era un paese molto più affollato e vivo. Ricordo tanti negozi, addirittura vi erano le scuole superiori, la pretura, il carcere. Quel paese aveva tanto. Sono felice di aver vissuto la mia infanzia e adolescenza in quel periodo anche se, ovviamente, non dimentico i sacrifici familiari che i miei genitori hanno portato avanti, non senza difficoltà, per crescere me ed i miei tre fratelli, non farci mancare niente e darci allo stesso tempo i dovuti insegnamenti e la giusta educazione. Da piccolo, mi gratificava giocare a pallone, a nascondino, alla “mazza e trujiu” nel mio rione, la Conca d’Oro, insieme agli amichetti del tempo. In quel periodo, anche la musica è entrata a far parte della mia vita, quasi per scherzo, e poi non ne è più uscita fino a diventare, oggi, il mio lavoro. Rispetto a quel tempo che era idilliaco, il paese di oggi è sicuramente cambiato. E inevitabilmente, guardando indietro, la nostalgia prende il sopravvento, anche perché, con il passare degli anni, il tempo è passato anche per me. Nel contesto paesano, sono cambiate molte cose e quasi sempre in peggio. Oggi, di tutto quanto elencato prima è rimasto ben poco, se non nulla. Se dovessi scegliere, a dirla tutta, per tanti motivi, preferisco “i tiampi e na vota”.

IL RUGGITO: come ti immagini Savelli fra vent’anni? Cosa bisognerebbe fare per invertire la rotta?

GINO: non so come sarà, sicuramente so come, nel mio cuore, mi auspico possa essere. Vorrei un paese rinato, ripopolato, un paese dove turismo e tradizioni siano le leve per una nuova rinascita. Non voglio assolutamente credere alle previsioni pessimistiche che pronosticano un paese svuotato anche fra meno di vent’anni. Voglio invece continuare a sognare ad un paese che ritorna a vivere, anche perché solo il pensiero di un paese svuotato mi fa stare profondamente male. Sono comunque convinto e pronto a scommettere che ancora qualcosa di buono si può realmente fare. Altri potrebbero pensare che la mia è pura utopia, forse la speranza di un sognatore; in verità io ritengo, convintamente, che possa trasformarsi in splendida realtà.

Parola di Gino Grande, l’artista savellese…