BUON NATALE A TUTTI

Ho trascorso gran parte delle festività natalizie della mia vita in quel di Savelli.

Crescendo, man mano che i “Natali” del paese si caratterizzavano per essere sempre meno frequentati rispetto a quelli affollati ed indimenticabili dell’infanzia e dell’adolescenza, ho sempre rimpianto il fatto di dovermi ritrovare gioco forza lì, nella noia e nella routine di festa del paese natio, piuttosto che poter essere altrove, a divertirmi in giorni di festa in mezzo alla folla ed alla gente.

Oggi, in concomitanza di questo Natale strano un po’ per tutti, me compreso, pagherei non so che cosa per riassaporare l’atmosfera natalizia savellese.

La vorrei rivivere, e come, anche se mi toccherebbe ridire che “i Natali di una volta erano ben altra cosa”.

In questa serata di vigilia, che odora di festa inevitabilmente condizionata da una pandemia che ha cambiato e sovvertito le nostre abitudini, finisce così che, con nostalgia mista finanche a commozione, si possano rivalutare situazioni e momenti che, quando si vivevano, si davano per scontati, quasi per fastidiosi.

E così, chiudendo gli occhi, in un viaggio ideale che ripercorre la mia esistenza, come quella di molti altri compaesani, vicini e lontani, vorrei risentire il profumo della “fhocara”, ritrovarmi a scaldarmi vicino ad essa nel mentre si chiacchiera con gli amici di sempre.

Vorrei ripercorrere il corso in lungo ed in largo, scorgerlo incasinato di macchine e di disordine, lamentarmi del freddo pungente, intravvedere nella luce dei lampioni un meteo che inizia a “frisuliare”.

Mi ritroverei più che volentieri nei “giri” di sempre, quelle autentiche “roulette russe” fra amici in cui goliardia, allegria e bevute condivise rappresentano l’essenza di un benessere sano, quasi ingenuo, ma che Dio solo sa quanto possa essere rigenerante ed appagante.

E poi, come vorrei le rimpatriate familiari, quelle in cui ti ritrovi in 40 o 50, quelle che in cui fai fatica ad ascoltare la voce della persona che ti è seduta accanto, quelle in cui ci sono i nonni ed i figli, i nipoti ed i fratelli, le sorelle ed i cognati, quelle stesse che ieri sembravano scontate e ripetitive, ma che oggi sarebbero oltremodo appaganti.

Per non parlare delle nottate natalizie savellesi, quelle che non finiscono mai, fra una tombola ed una bevuta, fra una chiacchierata ed una giocata a carte, quelle in cui si finisce quasi sempre a rinverdire i ricordi di un tempo, quelle che trascorri in un locale o all’aperto, quelle che sanno di rimpianto e di speranza, di spensieratezza quanto di nostalgia, quelle che trascorri comunque fino in fondo perché andare a letto presto non fa per te, non fa per quella Savelli.

Se c’è una cosa positiva che questo tempo di pandemia deve averci potuto e dovuto insegnare, è che in questa vita così maledettamente precaria, bisogna poter riassaporare il senso della conquista, quello connesso agli aspetti più semplici, solo apparentemente banali, quelli che forse sottovalutiamo, ma che dovremmo invece riscoprire e far divenire centrali nelle nostre esistenze.

In fondo, riflettendoci bene, è proprio lì che si trova il senso della vita, quello stesso di un Natale che una volta si snobbava e si sottovalutava, ma che oggi si rimpiange, si desidera, si sogna di poter rivivere seppur, si spera, con spirito più maturo e finanche consapevole.

Che questo sia quindi, un po’ per tutti, un Natale di riscoperta di cose semplici, essenziali, di vita e di speranza.

É questo l’augurio da doverci fare, da doversi fare, in questo tempo di festa così particolare.

Risiede nelle cose più scontate, ma vere, il senso del futuro, lo stesso su cui meditare per trarre il meglio da un momento, come questo, così diverso da quelli di sempre.

Buon Natale a tutti!!!