IL MASTRO DI TUTTI

Lungo l’inesorabile e per certi versi angosciante solco del tempo che passa, ancora una volta, come troppo spesso accaduto negli ultimi anni, Savelli tutta piange la scomparsa di una delle sue figure simbolicamente più rappresentative.

Dopo un’estenuante malattia ed una sofferenza durata più di venti anni, è venuto infatti a mancare Salvatore Benincasa, per tutti “Mastro Turillo”.

Falegname storico del paese, il Mastro è senza alcun dubbio uomo laborioso che ha da sempre rappresentato il volto di una Savelli del fare, ad oggi fin troppo agognata per quanto racchiusa solo nei ricordi ed in un patrimonio di valori da preservare.

Nato a Savelli, il 27 maggio 1939, sempre vissuto in paese fino ai suoi ultimi giorni di vita, fatta eccezione per la parentesi da emigrato in quel di Torino, Mastro Turillo è stato lavoratore instancabile, oltre che protagonista indiscusso della scena paesana in un periodo di fasti per quel che è stato il volto migliore del contesto nostrano, a cavallo fra gli anni settanta e novanta.

Artigiano apprezzatissimo, ma anche abilissimo suonatore di fisarmonica e chitarra, il Mastro è persona costruitasi a colpi di lavoro, di sacrifici, di senso del dovere e della famiglia, di conviviale comunione che odora incredibilmente di nobile socialità.

Interprete attivo di molteplici iniziative paesane, la più recente delle quali la creazione del gruppo musicale “Mosè e gli Artigiani”, è stato fra i personaggi più attivi della scena politica paesana, esponente di spicco della Democrazia Cristiana, proprio quando quella Dc, al pari del contrapposto Pci, erano famiglie ideali, intrise di condivisione autentica, che si fronteggiavano con rispetto autentico l’uno dell’altro.

In altre parole, il Mastro è una di quelle persone che di famiglia lo sono e lo restano per sempre, al di là di ogni legame parentale realmente intercorrente.

Nella sua opera professionale, così come in un vivere quotidiano trascorso all’insegna della sua costante presenza, generazioni di savellesi si ritrovano quindi oggi a condividerne il ricordo, rendendogli un omaggio che, per quanto doveroso, va al di là della natura dei rapporti intrattenuti, più o meno direttamente, nel corso della propria esistenza terrena.

Quel ricordo coincide con il senso nostalgico delle occasioni di confronto avute, con il gusto coinvolgente di una chiacchierata intrattenuta pur sempre con il sorriso, con le migliaia di sue creazioni con le quali ciascun paesano si ritrova ancora oggi idealmente ad “interagire” all’interno delle proprie abitazioni.

Di lui, personalmente, conservo un ricordo fatto di consigli veri e spassionati, gli stessi che ha avuto modo di darmi, con il cuore, quando da ragazzo ho incrociato, qualche volta, il suo cammino.

Come quelle circostanze in cui accompagnò mia mamma e me ragazzo ancora non patentato in quel di Crotone riempiendomi, saggiamente, dei suoi consigli così rassicuranti e pacati.

Alla signora Pina, moglie esemplare che lo ha sempre accompagnato, le mie più sentite condoglianze.

Un cordoglio che estendo al sempre amato figlio Francesco, al quale auguro, di vero cuore, di poter continuare a mantenere in alto il nome del padre, come peraltro sta già facendo, riproponendone l’indimenticabile ed intramontabile vena artigianale e creativa.

Ciao Mastro, adesso che puoi, riposa in pace…