GINO GENTILE – IL FALEGNAME COLTO

È scomparso nella giornata odierna, all’età di 96 anni, in quel di Santa Croce sull’Arno (Pisa), Gino Gentile.

Ci lascia una figura iconica del vissuto nostrano, simbolo autentico di savellesità, ambasciatore indiscusso di tradizioni veraci e testimone di radici profonde.

Emigrato in terra toscana nel 1960 dove ha lavorato, fino a 84 anni, come falegname, Gentile può essere infatti considerato uno dei maggiori rappresentanti di una cultura paesana capace di tramandarsi e di rimanere costante ed affascinante nel tempo.

Un autodidatta ricco di fermenti ed interessi culturali” così come lo definì l’ex Ministro Tullio De Mauro a margine della presentazione del suo vocabolario di savellese-italiano, figlio di questa terra che a questa terra ha saputo regalare emozioni indefinibili lasciando in eredità i contorni di una cultura sempre fervida.

Autore, narratore, scrittore, musicista, ma soprattutto savellese innamorato delle proprie origini a tal punto da volerle sempre imprimere e raccontare in una veste continuamente rinnovata, Gino è personaggio destinato a restare indiscutibilmente nella storia di Savelli.

Non per meriti acquisiti a prescindere, ma perché quella storia l’ha saputa scrivere nel corso di una vita fatta di appartenenza autentica, di valori ben radicati, di sentimenti quanto mai viscerali.

La sua esistenza è ancor più emblematica perché è semplice: è fatta di intraprendenza, di forza d’animo, di un innato senso di “popolare”, di continua ed incessante passione per la propria terra, per quella d’origine quanto per quella d’adozione.

Con lo spirito di un uomo umile, ma dalle straripanti qualità morali e culturali, Gino ha costruito la sua opera, da oggi in poi ancor più degna di essere raccontata a quelle che lui stesso definiva “le nuove generazioni”.

Sua la prima raccolta di canti popolari savellesi, suo il primo “33 giri” con tanto di incisione, suo “l’Inno a Savelli”, suo il primo vocabolario savellese, sua la traduzione calabrese di Pinocchio, sua la prima ricerca su nomi e cognomi di Savelli.

Ma l’opera di Gentile è anche fatta di contributi culturali infiniti e continui, difficilmente racchiudibili, di “frammenti” di storia locale, di ricerca continua fra grammatica e musica, di costume e di folclori.

Il tutto a margine di una vita privata che lo ha visto protagonista anche in ambito sindacale e politico con un impegno diretto, a tinte rigorosamente rosse, che lo ha portato a ricoprire la carica di assessore e vicesindaco di Savelli.

Realtà umana che ha conosciuto il diffuso sapore acre dell’emigrazione, quello stesso che Gino ha saputo però rendere dolce sulla scia di virtù solide, imperniate sulla dedizione al lavoro ed alla famiglia, in un contorno intriso di costante voglia di mettersi in gioco, di innegabile capacità di integrazione con quella terra che lo aveva adottato al pari dell’inseparabile moglie Rosa.

Ciao Gino, riposa in pace.

Prometto che custodirò ancora più gelosamente quel disco che mi regalasti, gentilmente, qualche anno fa a conclusione di una nostra “chiacchierata intervista” poi splendidamente finita sulle pagine de “Il Crotonese”.

Tu, nel frattempo, fai conoscere anche in cielo Savelli e la sua “bellezza magna” e conferma, qualora ce ne fosse bisogno, che “la gente di montagna ha il cuore che non inganna”.