SINNER, IL PREDESTINATO


Jannik Sinner scrive la storia all’Australian Open di Melbourne.

A 22 anni l’altoatesino ha conquistato il primo Slam in carriera battendo in finale il russo Daniil Medvedev in cinque set: 3-6 3-6 6-4 6-4 6-3 il finale dopo 3 ore e 44 minuti.

Per Sinner è il primo Major di una epopea che si preannuncia semplicemente straordinaria, per l’Italia un trionfo che mancava esattamente da 48 anni, dai tempi di Panatta e del suo successo al Roland Garros (1976).

A distanza di mezzo secolo, la vittoria di Jannik rappresenta molto, sul piano sportivo, ma non solo.

È anzitutto la provvidenziale rivincita per uno sport nazional popolare che per decenni ha vissuto di speranze disilluse e meteore via via scomparse.

È poi la vittoria di un ragazzo capace di abbinare il talento all’equilibrio, il riscatto di un movimento tennistico che, dopo la Davis, si trova nel suo momento storico migliore, il trionfo di un fuoriclasse predestinato che del Belpaese incarna i valori più genuini, al di là di ogni considerazione identitaria fine a se stessa.

Per gli appassionati di tennis, italiani e non, il trionfo di Jannik segna però soprattutto una tappa storica del tennis moderno, in uno di quei giorni da preservare agli annali dello sport nazionale.

Archiviata, infatti, l’epoca dei big Four, Sinner, oltre a candidarsi al ruolo di tennista italiano migliore di tutti i tempi, è senza dubbio da ricomprendere nell’alveo dei più talentuosi esponenti di questo sport a livello globale.

Il risultato è un crescendo di potenzialità che diventano ben presto certezze e convinzioni, certificato da una parabola in continua ascesa, inesorabile e progressiva, che in questo Australian Open ha trovato il suo picco più autentico, con le vittorie su Djokovic e Medvedev, ma non solo.

Jannik, per tutti gli italiani che al mondo della racchetta sono sempre stati affezionati significa anche riscatto autentico, fortemente voluto e cercato, redenzione sportiva per anni ed anni, senza successo alcuno, con speranze velocemente riposte e poi rapidamente divenute illusorie e vane.

Perché quella di Jannik si candida ad essere solo la prima di tante altre cavalcate vincenti di una carriera proiettata verso la storia.

Una giornata emozionante, ben oltre i contenuti di un evento sportivo, per tutti noi italiani, per gli sportivi, per tutti quelli che come me al tennis si sono affacciati, anche solo da ragazzi, trascorrendo da autodidatti ore ed ore su un campo di terra o cemento.

Anche perché, se non bastasse, oltre ad essere terribilmente forte sul piano tecnico, Jannik Sinner è anche il ragazzo, normale, che come nel più bello dei sogni, vince con la forza di incredibili doti, ma anche lungo il solco di una passione che sa di costanza e divertimento anche dinnanzi agli allori.

Grazie Jannik ed onore a te, per quella che c’è da esserne certi è solo la prima di una lunga serie di vittorie.