L’ESTATE E’ FINITA

Il “faticoso” ritorno al lavoro ed alla vita di tutti i giorni segna inconfutabilmente il concludersi della stagione estiva.

Foriera di trepidazioni ed aspettative, l’appendice dell’anno più stimolante, ma che volge comprensibilmente al termine, impone, come sempre, un bilancio, talvolta in linea con quanto prefissato o, molto spesso, al di sotto o al di sopra delle attese della vigilia.

Quella che è oramai ai titoli di coda è senza dubbio un’estate storica nel suo lato più maledettamente drammatico e pertanto evidentemente incompatibile con l’aria di leggerezza che la pausa estiva dovrebbe potersi portare dietro.

Il crollo del Ponte Morandi, avvenuto il 14 agosto scorso in quel di Genova, costato la vita a 43 persone, è infatti, in tal senso la ferita più profonda e lacerante, uno squarcio epocale nella storia del Belpaese.

Simbolo di una debolezza infrastrutturale tragicamente ridicola per quanto risaputa, tale avvenimento testimonia come la nostra penisola, senza alcune differenza geografica alcuna, possa ritenersi a tutti gli effetti un contesto obsoleto, vecchio, marcio, non al passo con i tempi e decisamente anacronistico.

Inaudito, da questo punto di vista, è il sol pensiero che nell’anno di grazia 2018, nel bel mezzo di un banale attraversamento di una strada a bordo della propria autovettura, si possa incontrare la morte, quando invece l’approdo più naturale sarebbe dovuto essere il ritorno a casa da una giornata di lavoro e viceversa, o il recarsi a mare per una meritata pausa ferragostana.

Così come parimenti angosciante è quanto accaduto in terra di Calabria, dove la suggestiva cornice delle “Gole del Raganello” si è trasformata in una trappola mortale (10 le vittime) per escursionisti e turisti indifesi di fonte all’incedere funesto di una natura affrontata con fin troppa imperizia.

Volendo, di contro, guardare al lato più frivolo e gioviale della stagione estiva, credo che per ciascuno di noi “estate” abbia fatto rima, anche stavolta, con vacanze, più o meno prolungate, relax, più o meno goduto, mare, più o meno frequentato, e sole, più o meno assaporato, in una parentesi a fasi alterne anche sotto l’aspetto più strettamente climatico.

Passando invece a quanto più prossimo e personale, questa è stata per me un’estate diversa, con molti momenti di impegno e per la verità pochi attimi di svago, ma comunque assai ricca di emozioni.

Porterò per sempre dentro di me le sensazioni della presentazione del “Roma Club Savelli Giuseppe Chiarello”, per ovvie ragioni un momento ad alta densità emotiva, così come ricorderò con orgoglio il giorno del matrimonio dei miei nuovi “compari”, Massimiliano e Vera.

Alla voce “momenti conviviali” vanno invece anche quest’anno, fortunatamente, archiviati i sempre bei momenti vissuti con gli amici di sempre, quelli di cui non serve fare i nomi per considerarli tali, un gruppo di persone in grado di regalarmi e di regalarsi attimi di condivisione genuina ed autentica, a queste come ad altre latitudini.

A proposito di latitudini, se luglio è stato il mese seppur troppo parzialmente dedicato al mare ed alla scoperta di ulteriori angoli incantevoli, solo in parte conosciuti, della nostra costa, il periodo a cavallo di ferragosto ha ovviamente significato Savelli e tutto ciò che da queste parti significa vivere il paese in un periodo nel quale lo stesso si ravviva, anche e soprattutto, per il ritorno dei propri figli emigrati.

I soliti brividi nel giorno di Ferragosto al rientro in Chiesa della Madonna delle Grazie (per noi tutti la Madonna di Mezzagosto), il solito nostalgico rammarico per un paese che ritorna a pulsare, salvo poi ritornare tristemente nell’oblio, sono i sentimenti comuni che hanno accompagnato questa estate così simile, almeno da questo punto di vista, rispetto a tutte le altre.

Del resto, se proprio necessario, meglio parlarne in altre occasioni, sempre che settembre non si trasformi in un prolungamento della bella stagione e non ci “costringa” a riscoprire il volto leggiadro di una insospettabile estate …