CALABRIA – UNA VITTORIA ANNUNCIATA

Jole Santelli è la nuova Governatrice della Regione Calabria.

A conferma dei pronostici della vigilia, con sondaggi che non lasciavano spazio ad alcuna incertezza di sorta, il Centrodestra calabrese stravince questa competizione elettorale regionale attestandosi al 55,43% (dati ancora non del tutto definitivi).

Nulla da fare per gli altri competitors in gara per la carica più ambita: Pippo Callipo raggiunge il 30,20%, Francesco Aiello, candidato del Movimento Cinquestelle, si attesta al 7,28%, mentre Carlo Tansi ottiene il 7,10% dei voti.

Primo partito calabrese è, per distacco, il partito degli astenuti, con l’affluenza alle urne che raggiunge un non certo edificante 44,33%, di poco superiore alla percentuale delle Regionali 2014 (44,14%), ma che dimostra che a queste latitudini la politica interessa oramai poco o nulla e la rassegnazione sembra aver preso il sopravvento su qualsiasi eventuale voglia di riscatto.

Sul piano dell’analisi del voto più in senso stretto, partito più votato si conferma essere il Partito Democratico che, nonostante la sconfitta della coalizione di riferimento, raggiunge un discreto 15,41% da ritenersi comunque risultato accettabile specie se si considera la frammentarietà delle liste scese in campo.

Sul fronte opposto, la vittoria della Santelli è da ripartire quasi equamente fra i diversi “azionisti” della compagine uscita trionfatrice dalle urne: Forza Italia raggiunge, infatti, il 12,.48%, Lega per Salvini si attesta al 12,20%, mentre Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni raggiunge il 10,84% con le altre liste (Jole Santelli Presidente, Udc e Casa della Libertà) che, attestandosi su percentuali comprese fra il 7 e l’8% contribuiscono in maniera significativa ad una affermazione dalle proporzioni comunque vistose.

Il voto in Calabria certifica, infine, la definitiva debacle del Movimento Cinquestelle, unica forza della storia repubblicana capace di disperdere in un anno milioni di voti in una terra che invece sarebbe dovuta essere terreno sul quale mettere in campo reali velleità di governo.

Numerosi sono, in ogni caso, gli altri elementi da rimarcare che si accompagnano a questo voto regionale di mezzo inverno.

Una prima considerazione riguarda, per la verità, la vigilia del voto stesso.

La scarsa attenzione riservata, infatti, alla Calabria, specie se rapportata al risalto, peraltro eccessivo, dato, a livello nazionale, alla competizione in Emilia -Romagna dimostra che esiste, e come, una questione meridionale.

Un Paese che volesse infatti dispensare equità territoriale darebbe più attenzione alle Regioni con più problematiche; se avviene, invece, il contrario significa che quella Regione la si vuole lasciare al proprio destino, tanto più se il destino appare segnato.

Un dato di carattere sicuramente più politico amministrativo riguarda, invece, il rispetto della solita tendenza dell’alternanza.

Da questo punto di vista, la vittoria della coalizione di Centrodestra dopo cinque anni di governo della compagine opposta certifica un dato incontrovertibile del regionalismo calabro, quello dell’alternanza di governo appunto che premia gli oppositori di prima e penalizza, di contro, coloro che hanno governato nella precedente legislatura.

La schiacciante vittoria di Jole e company non cambia sostanzialmente se si analizza la ripartizione dei voti nell’ambito delle diverse circoscrizioni, laddove, anche su scala locale, la vittoria a livello regionale si ripropone inesorabilmente definendo i tratti di una partita che, in pratica, non si è neanche giocata.

Da rimandare invece ai calcoli definitivi che si accompagnano al post voto ogni altra valutazione sui candidati che hanno raggiunto, in termini percentuali, il maggior numero di preferenze e siederanno, in veste di consiglieri regionali, fra gli scranni di Palazzo Campanella.

La composizione quantitativa e qualitativa dei seggi all’interno dell’assise regionale resta infatti l’ultimo nodo da sciogliere per mandare in archivio questa rassegna elettorale.

Da domani, inizia la fase della costruzione di una reale e solida ipotesi di Governo di questa Regione, per certi versi maledetta, che avrebbe bisogno di scelte strategiche radicali e coraggiose.

Ai vincitori il compito di rivoltare come un calzino una situazione non più procrastinabile pena il definitivo isolamento di un contesto atavicamente condannato a restare “fanalino di coda”.

Sarà la volta buona?