EL TIBURON – E’ UN CROTONE DA LEGGENDA

29 aprile 2016 – 24 luglio 2020.

A distanza di poco più di quattro anni dalla prima, leggendaria, promozione in serie A, il Crotone bissa un’impresa che sa di miracolo calcistico e conquista il secondo, storico, approdo nella massima serie.

Mentre nel 2016, l’aritmetica promozione arrivò in quel di Modena, a certificare stavolta l’impresa della compagine rossoblu è un pirotecnico 5-1 in quel di Livorno unito al concomitante pareggio serale fra Cremonese e Spezia.

Se la prima promozione, per quanto inattesa, poteva definirsi addirittura roboante, questo nuovo traguardo conferma, di fatto, la straordinarietà di un “laboratorio di calcio” che, negli ultimi 30 anni, ha dispensato, in giro per l’Italia ed in ogni categoria, dai dilettanti ai professionisti, i tratti di un modello sportivo vincente ed esportabile a tutte le latitudini.

Il traguardo odierno raggiunto è per questo da ritenersi, se possibile, ancora più entusiasmante.

Perchè confermarsi è da sempre più difficile rispetto a quando, da outsider, si può sfruttare il fattore sorpresa.

Ma anche e soprattutto perchè questa promozione arriva al termine di una cavalcata impensabile, per alcuni versi clamorosa: decimo in classifica a metà dicembre, il Crotone ha infatti conquistato il secondo posto, alla spalle della corazzata Benevento, al termine di una rimonta impressionante.

Una striscia di risultati positivi, ulteriormente rinvigoritasi in questa fase post- lockdown che ha saputo definire i contorni di una squadra che, oltre ad indubbi valori tecnici, di coralità e di gioco, ha messo sul campo qualità agonistiche superiori alla norma.

Come la prima, anche questa promozione è targata Vrenna, in particolare Gianni Vrenna e Raffaele Vrenna Jr, rispettivamente Presidente e Direttore Generale di una società che si conferma fra le più organizzate dell’intero panorama calcistico professionistico.

Se altra nota di citazione va al sempreverde Beppe Ursino, figura cardine che da Ds ha messo il proprio marchio in entrambe le promozioni pitagoriche, spostando lo sguardo al campo, questa serie A ha prima di tutto il volto di Giovanni Stroppa.

Mister fin troppo sottovalutato, addirittura pesantemente contestato nei suoi primi passi crotonesi, mister Stroppa si conquista senza dubbio il proscenio di migliore attore protagonista di questa cavalcata trionfale verso la A.

Il Crotone visto quest’anno, infatti, oltre che vincente, è stata formazione in grado di imporsi con la forza delle idee, con un calcio sempre propositivo che è indelebile marchio di fabbrica dell’allenatore lombardo e dei suoi collaboratori, di quello staff tecnico da elogiare in toto con un pensiero rivolto a Sergio Mascheroni, compianto preparatore atletico venuto a mancare sul finire dello scorso anno.

Dando un’occhiata al rettangolo di gioco, un traguardo così prestigioso non può che essere ascritto a tutti gli uomini della rosa crotonese, dai giocatori più rappresentativi fino ad arrivare ai più giovani e/o a quelli che, pur giocando di meno, hanno comunque contribuito a rendere granitico un gruppo capace di spingersi ben oltre il valore di ogni suo singolo componente.

Da questo punto di vista, questa è in primis la promozione di Alex Cordaz ed Andrea Barberis, gli unici reduci della prima storica promozione, anche in questa occasione, così come avvenuto nel 2016, protagonisti indiscussi e leader carismatici della nuova impresa rossoblu.

Lo scettro di uomo copertina va invece assegnato a Nwanko Simy, il bomber che non ti aspetti che a suon di goal (20, ma ancora non è finita) è stato finalizzatore implacabile capace di trascinare i compagni e di prendersi la squadra sulle spalle anche nei momenti più difficili.

Oltre a Capitan Cordaz, partendo proprio dalla linea difensiva, questa è stata la promozione del sempre fidato dodicesimo Festa, di una retroguardia andatasi via via registrando in cui hanno svettato Vladimir Golemic e Luca Marrone coadiuvati, nel corso della stagione a seconda dei rispettivi momenti di massima forma, dai vari Guillaume Gigliotti, Giuseppe Cuomo, Nicolas Spolli, Marcos Curado e Gabriele Bellodi.

In mezzo, detto di Barberis, altro uomo decisivo dello scacchiere tattico pitagorico si è rivelato Ahmad Benali, talento cristallino e calciatore di classe autentica, quello tecnicamente più dotato in un pacchetto ben diversificato in cui si sono distinti, anche qui a fasi alterne coincidenti con i rispettivi momenti di forma migliore, Niccolò Zanellato, Giovanni Crociata, Tomislav Gomelt, Alberto Gerbo, Antonio Mazzotta, Mattia Mustacchio, Salvatore Molina (a mio avviso, per costanza di rendimento, la vera sorpresa della stagione) e Jean Lambert Evans.

In avanti, altro uomo cardine si è rivelato Junior Walter Messias, lo “spacca partite”,  divulgatore autentico di fantasia e di soluzioni, rivelatosi partner ideale del prolifico Simy in un reparto di attacco che si è preziosamente avvalso anche delle performance di Maxi Lopez, Samuel Armenteros, Marko Jankovic e Zak Ruggiero.

Il Crotone che ritorna in serie A è trionfo sportivo, ma anche, come presumibile, motivo di vanto e riscatto per una terra intera, la Calabria, di cui il Crotone stesso è punta di diamante sempre più splendente in ambito sportivo.

In un periodo in cui gli assembramenti sono da limitare allo stretto necessario, la città e la tifoseria sono comunque in festa anche se non con lo slancio esplicito della prima volta.

Ma proprio perchè arriva in un periodo così particolare, il sapore di questo successo è ancora più dolce e piacevole da assaporare.

E’ il gusto estasiante di un sogno che si trasforma nuovamente in realtà, dopo soli due anni di purgatorio, con il Crotone che ritornerà ad essere protagonista del calcio che conta, quello dei grandi, con l’entusiasmo di una neopromossa, non più da matricola, ma da squadra già abituata a frequentare il palcoscenico più ambito.