1993 – UNA STORIA ITALIANA

È partita martedì sera, “1993”,  la nuova serie targata Sky che racconta la storia di Tangentopoli.

Secondo capitolo di una trilogia che ha avuto inizio con “1992”, la serie prosegue nel racconto dei drammatici primi anni novanta, caratterizzati dall’esplosione di “Mani pulite” e dalla fine della Prima Repubblica.

Con efficacia e con pochi filtri, lo sceneggiato racconta il momento storico più controverso della storia italiana recente, il suo rapido evolversi, l’innescarsi di una spirale che sconvolse l’assetto precostituito della Penisola squarciandola in lungo ed in largo.

Se il 1992 era stato l’anno della rivoluzione e “1992” ne delineava anche se solo sommariamente i tratti, il 1993 è quello del terrore, l’anno in cui tutto diventa repentinamente più frenetico e cupo.

Sono giorni e mesi di un’Italia che cambia in fretta, ore nelle quali un Paese maledettamente ripiegato su di sé si appresta a scoperchiare un sistema distorto, durato quasi mezzo secolo, il cui crollo rischia inevitabilmente di travolgere tutti, senza distinzione alcuna.

Sul piano strettamente televisivo e tecnico, il merito di “1993” è di apparire quale racconto decisamente più appassionante rispetto all’estenuante lentezza di “1992”.

Comuni, invece, rispetto al primo capitolo, sono le vicende di questo prosieguo.

Come in “1992”, gli avvenimenti ruotano infatti attorno a sei personaggi: Leonardo Notte, un pubblicitario coinvolto nella nascita di Forza Italia (Stefano Accorsi), la sua compagna (Laura Chiatti), un onorevole leghista (Guido Caprino), una soubrette del Bagaglino (Miriam Leone), un poliziotto del pool Mani pulite (Domenico Diele) e una ricca ereditiera (Tea Falco).

L’incedere dello sceneggiato, diretto da Giuseppe Gagliardi, vive su un continuum creato ad arte: rendere quanto più credibili i personaggi di finzione, lo sfuggente Notte ad esempio, per poter rappresentare al meglio i personaggi “veri” (Craxi, Berlusconi, Di Pietro e il pool di Mani Pulite, i fratelli Dell’Utri, Costanzo, Biscardi, Marzullo, Lerner…) attingendo al mai banale registro dell’eccentrico o del grottesco.

Attraverso una formula così concepita, ad emergere è il ritratto di un Paese apatico e feroce, tragico e ridicolo, dove il senso civico ha oramai lasciato il passo a dinamiche torbide in cui i personaggi, “figli del Bagaglino” tanto di moda in quei frangenti, si trovano sempre più ad essere invischiati e coinvolti.

Non ci sono buoni o cattivi, ma solo uomini e donne che per raggiungere i propri scopi sono disposti a tutto.

Leonardo Notte, il personaggio interpretato da Stefano Accorsi, sempre più al centro della scena, diventa così l’ombra di Silvio Berlusconi e spinge affinché il Cavaliere si accinga ad una discesa in campo che poi la cronaca saprà rendere comunque storica.

Per motivi essenzialmente  narrativi, per saldare fatti reali e inventati, verità storica e finzione narrativa, i personaggi di fantasia sono al centro di ogni evento cruciale di quell’anno così intenso.

Accade così che Veronica Castello, la spregiudicata showgirl interpretata da Miriam Leone, si trova persino coinvolta nell’attentato fallito della mafia contro Maurizio Costanzo in via Fauro, mentre il poliziotto Luca Pastore (che nella serie è nel team investigativo di Antonio Di Pietro) è al contempo sieropositivo e in prima linea contro la corruzione e lo scandalo del sangue infetto che è la causa del suo contagio.

Torna anche la Bibi Mainaghi di Tea Falco, mentre sempre più travolto dal vortice romano è invece l’onorevole leghista Bosco, magistralmente interpretato da Guido Caprino.

Il vero protagonista, che va già delineandosi dalle prime puntate sembra essere proprio Silvio Berlusconi, interpretato da un efficacissimo Paolo Pierobon, mentre a Tonino De Pietro, altro personaggio simbolo di quegli anni di forte rinnovamento politico e di contrapposizione ideologica fra magistratura e gestione della cosa pubblica, è riservato un ruolo un po’ “marginale”.

Se il ritmo degli episodi successivi si confermerà al livello delle premesse, questo “1993” potrebbe essere più avvincente ed efficace del capitolo precedente, grazie anche al fatto che in quell’anno è successo davvero di tutto, fra arresti, suicidi, bombe della mafia, crollo del sistema partitico della Prima Repubblica; tutta roba da far invidia anche al più fantasioso sceneggiatore americano.

Se ci sarà tuttavia tempo per giudicare artisticamente il prodotto, merita comunque attenzione una ricostruzione televisiva di anni dolorosi e ancora così vicini.

Ciò comporterà inevitabilmente l’innescarsi di un dibattito storico e politico dai parametri esclusivamente soggettivi; resta il fatto, questo oggettivo, che “1993” può avere l’indiscusso pregio di raccontare ai più giovani cosa è successo in Italia in quell’anno orribile, parentesi di un momento storico altrettanto significativo e sconvolgente.

E chissà che proprio la serie non possa restituire serenità d’animo ad un racconto, quello di quegli anni appunto, ancora influenzato dal fatto che molti protagonisti di quelle vicende sono ancora al centro della scena politica (Berlusconi su tutti, ma non solo).

Ulteriore spunti ed interrogativi potrebbero poi generarsi con l’avvicendarsi del racconto e lo sviluppo di storie che intrecciandosi fra loro faranno emergere le contraddizioni di quella Italia.

A proposito di quelle storture, gli interrogativi, almeno quelli miei dopo aver visto le prime due puntate, riguardano il confronto fra quel Paese ed il Paese di oggi.

Questa Italia è poi tanto diversa da quella in termini di malcostume ed insane abitudini?

La Lega di ieri è ancora la “forza di rottura” che nasceva al grido di “Roma ladrona”?

Il corrotto sistema di potere portato alla luce da Di Pietro e soci si è affievolito o è sempre fra noi?

La politica di adesso è più credibile o meno autorevole di quella di allora?

Ma questa, Tangentopoli o no, Prima o Seconda Reppubblica che sia, è storia.

Quella storia italiana che “1993” intende comunicare, ma che oggi ha per molti versi i tratti della “vita di tutti i giorni”; almeno fino alla prossima “rivoluzione” o presunta tale da dover raccontare.