VIAGGIO NEL BELPAESE

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Seppur in uno dei momenti più tristi della recente storia italiana (il terremoto lascia sgomenti anche coloro che non sono direttamente coinvolti), viaggiare lungo la penisola e godere delle diverse sfaccettature del Belpaese è sensazione piacevole da raccontare.

Non sfugge a tale percezione il mio recente ritorno nel Nord-Italia, in una sortita autunnale che, anche se breve, è stata comunque intensa.

Giova pertanto raccogliere l’essenza di questa “trasferta” ed incastonarla nel bagaglio di arricchimento personale che ogni viaggio porta con sé, al di là di quale ne sia la durata o la meta.

La prima considerazione riguarda l’oggettiva difficoltà di spostarsi dalla Calabria e per la Calabria anche per soggiorni brevi e non “impegnativi”.

Ne deriva che, con buona pace di chi ancora non ha colto la strategicità del sistema aeroportuale calabrese (Crotone e Reggio Calabria vivono ore drammatiche in tal senso), di chi “concepisce” mega strutture senza preoccuparsi di ponti che stanno per crollare (vedi Celico) o di una rete ferroviaria talmente obsoleta da non concepirne l’esistenza, non possa più configurarsi altro mezzo di trasporto, se non l’aereo, per garantirci flussi e collegamenti con il resto del Paese.

Né possono considerarsi alternative l’auto propria, per la verità la mia preferita, causa costi oggettivamente proibitivi e/o gli angusti autobus (li ho dovuto gioco forza frequentare) che, pur pregevoli per servizio ed efficienza, non brillano ovviamente in comodità.

Tale constatazione è ancora più rilevante se si guarda a quanto accade in materia di trasporti da Roma in su; dalla Capitale a Bologna, nel viaggio di andata, mi sono infatti mosso in “alta velocità”; il segno più concreto di un’Italia incomprensibilmente divisa in due: l’una che viaggia a 300 km/h, l’altra in cui diventa paradossalmente avventuroso persino progettare un viaggio.

Per il resto, la penisola è attraversata da parallelismi ad ogni latitudine: un mix di splendore paesaggistico accompagnato da peculiarità culturali ed eno-gastronomiche uniche, da colori e sensazioni all’altezza di un contesto inimitabile, ma anche da tanti paradossi e storture.

Nel mio ultimo viaggio, il Paese descritto si traduce nella disarmante vivibilità di Bologna che non avrà la statura europea di Milano, ma è città a misura d’uomo come poche, nei paesaggi della Toscana solo in parte ammirati lungo un tragitto mai solcato prima (la “Fi-Pi-Li”), nella potenzialità turistica di ogni luogo e nella multi- etnicità dei nostri contesti urbani.

Ma anche in un fatto, vissuto direttamente a bordo di un autobus urbano che evidenzia alcune contraddizioni; in tema di migranti ad esempio. La discesa ad una fermata di due di loro provoca la reazione stizzita di un anziano italiano che si avventura in un più o meno testuale: “questa Italia con tutti sti qua non si recupera più”.

La cosa grottesca è che quanto detto dallo stesso signore è stato compreso, in tutto o in parte, solo dal sottoscritto e da pochissimi altri passeggeri, per un semplice motivo: il suo “incedere” era pronunciato in un siciliano talmente stretto da essere difficilmente comprensibile anche per i siculi moderni.

La domanda allora sorge spontanea: ma per quale misterioso motivo un siciliano (lui) ed un calabrese (io) possono ritrovarsi su un autobus bolognese e sullo stesso autobus non possono viaggiare anche altri uomini e donne di razze diverse?

Passando ad argomenti più leggeri, il soggiorno è stato condito da elementi tradizionalmente comuni ad ogni visita su suolo felsineo: il ricongiungimento ad alcuni cari affetti familiari, la passeggiata rilassante in un centro storico dalla funzionalità rigenerante, il solito “assaggio” (si fa per dire) di sapori della cucina locale che è sempre un piacere poter contemplare.

Due infine le novità di questa parentesi in terra emiliana.

La prima riguarda l’insospettabile constatazione di una crescita della vocazione turistica di Bologna, nota da sempre per il suo marchio culturale, non classicamente ricompresa nei più frequentati circuiti turistici della penisola, ma che grazie alla presenza di migliaia di stranieri a riempire i suoi angoli più rinomati, ad una miriade di nuove attività commerciali nei pressi del centro, va mutando inequivocabilmente il suo volto e lo mostra anche in un periodo di mezza stagione come quello attuale.

Altra novità coincide poi con le “trasferte nella trasferta”, quelle al seguito della Roma e dei suoi tifosi, prima a Reggio Emilia per Sassuolo-Roma e poi nella successiva uscita in quel di Empoli. Un’esperienza entusiasmante da “ultras fuori porta” in ossequio al lato più giovanile del mio essere tifoso (non è mai troppo tardi) e di esserlo a sostegno dei colori sangue ed oro.

Al termine del viaggio, la visione di un’Italia strutturalmente sbilanciata, ma assai affine, nel bene e nel male, in usi e costumi, vizi e virtù, è quella che mi porto dietro.

Una conferma di quanto già pensavo a riguardo che stride con le convinzioni di coloro che si affannano a distinguere pezzi di Italia migliore e luoghi italici di serie B.

Consapevole che se il Nord avesse il sole, il Sud forse neanche esisterebbe più, ma che senza il “calore” del Sud, della sua gente (o almeno di gran parte di essa), questa Italia non sarebbe lo straordinario Paese che, nonostante tutto, molti ci invidiano.