TERREMOTATI!!!

Terremoto nel centro dell'Italia

Cumuli di macerie che odorano di distruzione e di morte, interi paesi rasi al suolo, comunità e popolazioni sgomente costrette a riversarsi in strada in preda al panico ed alla disperazione.

Il triste ed angoscioso scenario del terremoto ritorna a mettere in ginocchio l’Italia Centrale, colpita più volte negli ultimi anni, ed alle prese, per l’ennesima volta, con una emergenza dalle proporzioni inimmaginabili, a soli sette anni di distanza dal sisma che ha colpito, con conseguenze devastanti, l’Aquila e l’Abruzzo.

In attesa di conoscere il bilancio definitivo delle vittime (allo stato se ne contano 37), auspicando che dai detriti vengano estratte persone ancora in vita, i sentimenti che accompagnano questa tragedia, espressione del volto più acre della forza della natura, sono, come al solito, legati ad una normale sensazione di impotenza umana, oltre che di vicinanza alle popolazioni colpite.

A questi stati d’animo si mescolano numeri e cifre che oggi sanno di cronaca da raccontare e domani resteranno forzosamente impresse nella memoria collettiva.

Ore 3.36 del 24 agosto 2016: sono queste ora e data nelle quali la vita ad Amatrice ed Accumuli, in provincia di Rieti, come a Pescara del Tronto (Ascoli Piceno) si è letteralmente fermata.

Sono gli stessi momenti in cui la paura ha interessato Norcia, il maceratese, la provincia di Perugia, Teramo e Pescara ed un po’ tutta l’Italia appenninica centrale.

Il prosieguo è un rapido susseguirsi di scene già risapute, ma che non si vorrebbero mai rivedere: la macchina dei soccorsi che si mette in moto, le rovine scavate a mani nude alla ricerca di una voce da ascoltare e di una vita da salvare, le scosse di assestamento (numerose ed anche forti soprattutto intorno alle 4.30), lo sconforto di quanti vedono la vita improvvisamente sconvolta.

Il tutto è condito da una comune sensazione di timore, misto alla solidarietà che caratterizza questi momenti; è quella che riempie di orgoglio un’Italia fondamentalmente campanilistica, ma che di fronte a certi eventi rivela il suo volto migliore e talvolta inaspettato.

Mentre si scrive e tutto inesorabilmente muta, di attimo in attimo, il pensiero, oltre che per i familiari delle vittime e per gli abitanti della zona, va al post terremoto, anche questo altrettanto tragico, angoscioso ed incerto.

Saranno in tal senso giorni in cui la fratellanza dovrà farla da padrona, al pari di un sentimento di vicinanza diffusa che stringerà ancor di più il cuore allorché tutte le vittime di queste terremoto avranno un volto, un nome ed una storia.

Saranno parimenti giorni in cui, nonostante il dolore lacerante per uno squarcio che mai più si rimarginerà, le popolazioni colpite dovranno gioco forza unire le forze per guidare la ricostruzione, morale prima che fisica, interiore prima che strutturale.

Si tratterà di fare i conti con quelle macerie che stamane sono divenute sfondo inaspettato di una giornata di fine estate, con quella sensazione di “perduto” che segna il vissuto delle zone colpite, il cuore dei familiari e dei conoscenti delle vittime, la precarietà degli sfollati.

Perché quanto accaduto oggi ad Amatrice o ad Accumuli è tragicamente comune a quanto avvenuto ieri all’Aquila, in Romagna, o molti anni addietro in Irpinia e in Friuli; come tale non può pertanto che coinvolgere i protagonisti, ma farci, al contempo, sentire tutti ostinatamente italiani.

Reagire può essere l’unica risposta ad una manifestazione avversa della natura contro cui nulla si può, se non subirne gli effetti ed unirsi nel cordoglio e nella commozione.

Perché oggi, in fondo, dovremmo sentirci tutti, indistintamente ed orgogliosamente, terremotati.