FRANCESCO GRECO – IL SAVELLESE DI ARGENTINA

Tristemente noto a gran parte del Meridione d’Italia, l’emigrazione, è fenomeno dall’impatto sociale devastante, dai contorni indubbiamente malinconici, ma capace, tuttavia, di regalare emozioni uniche che restano indelebilmente impresse nell’incedere del tempo.

Storie ad alta densità emotiva, simili a quella di Francesco Greco, “Sciubbillu”, 92 anni, emigrato da Savelli il 2 febbraio 1952 e giunto in Argentina il 28 febbraio dello stesso anno dopo una traversata, “maledettamente” comune a quella di tanti altri compaesani, partita dal Porto di Napoli.

Il ritorno di Zio Francesco al paese natio è, anche stavolta, propizio per regalarsi la classica “chiacchierata” che ci concede, puntualmente, ogni qualvolta fa rientro in Italia, a margine di una tranquilla serata di fine estate paesana.

Oggetto della discussione, naturalmente, l’affascinante universo dei “Savellesi di Argentina” ed il patrimonio di fierezza e di appartenenza che essi continuano a rappresentare, nel tempo, al di là dell’Oceano.

Percorsi umani e professionali, aneddoti e testimonianze che attestano il filo indissolubile che lega Savelli e l’Argentina, esito, a dir poco scontato, di un’imponente ondata migratoria che ha visto migliaia di compaesani (se ne contano circa 8000 fra il 1881 ed il 1960) lasciare la terra d’origine ed andare in cerca di “miglior fortuna” in quel di Buenos Aires e dintorni.

Emigrazione dal fascino indescrivibile, dai sentimenti struggenti, dai contenuti impetuosi, l’epopea dei “savellesi argentini” è vicenda che meriterebbe trattazione continua ed incessante, tanto che non basterebbe un libro per delinearne compiutamente i tratti.

I racconti di Francesco Greco, tuttavia, ne tracciano i contorni in maniera inconfutabile, perché frutto di esperienza diretta, di attività di ricerca costante, di memoria storica quanto mai fervida.

Sono pezzi di vita sudamericana, ma che trasudano di una savellesità autentica, molto più verace di quella che oramai si respira solo parzialmente in ambito paesano, “vissuto” che muove da concetti sempre attuali, per i nostri connazionali di Argentina, quali quelli di solidarietà e fratellanza.

Luogo simbolo dell’identità savellese su suolo argentino è senza dubbio “l’Associazione Italiana Savellese di Mutuo Soccorso” di cui lo stesso Greco è rappresentante storico ed autorevole, avendo ricoperto la carica di Presidente nei periodi 1976/1978 e 1998/2006 e di Segretario per ben 14 anni.

Fondata il 27 aprile 1928, l’Associazione è da sempre il cuore pulsante della vita di comunità, riferimento, fra l’altro, per tutte le altre Associazioni di emigrati calabresi, con le sue due sedi, quella storica di Buenos Aires e quella di Lomas del Mirador acquisita, grazie al contributo di molti savellesi, sul finire degli anni sessanta.

Ruota attorno ad un’attività associativa che va avanti da quasi un secolo, tutto ciò che significa essere savellesi in Argentina; una sensazione che Greco personifica al meglio, tanto come emigrante che, come detto, nella veste di rappresentante di vertice della stessa “Savellese”.

Un mondo, dall’altra parte del mondo, in cui ci sta dentro tutto.

Le ricorrenze, ad esempio, quelle tipicamente paesane che annualmente l’Associazione celebra, e delle quali Greco esalta il “come” si tramandino, nel tempo, di generazione in generazione: “ogni anno, il 29 giugno o al massimo la prima domenica di luglio rendiamo omaggio San Pietro e Paolo, in quella che resta a tutti gli effetti la nostra festa patronale”.

E poi le altre attività della Savellese: “aprile e maggio sono i periodi dedicati all’assemblea dei soci ed alla festa dell’anniversario, mentre a settembre l’appuntamento è con quella che noi definiamo la festa della primavera e dicembre è classicamente riservato alla festa di fine anno”.

È un mondo legato alle origini, insospettabilmente traghettato oltreoceano, che si alimenta attraverso il ricordo, sempre attuale, dei personaggi e degli eventi che hanno segnato le gesta della comunità savellese in Argentina.

Un nome su tutti è quello di Domenico Paletta, “Quarararu” colui che nel 1881 fu il primo a lasciare Savelli per emigrare, appunto, in Argentina e che può essere pertanto considerato il primo savellese emigrato verso le Americhe.

Insieme a lui, il nucleo dei “primer emigrante savellese”, quello dei “pionieri”, un elenco ben impresso nei ricordi e nella memoria di Greco, oltre che in taluni documenti in suo possesso: trattasi dei precursori di un’emigrazione dalle proporzioni inizialmente inimmaginabili, le cui generalità, non potrebbe essere altrimenti, sono tipicamente nostrane.

Vi sono poi le tappe che segnano l’incedere savellese in Argentina e quella nutrita rappresentanza di uomini che, da emigranti o da loro diretti discendenti, hanno saputo farsi largo nella società argentina diventando medici, avvocati, commercianti, architetti, professori, imprenditori, artigiani, poeti e scrittori.

Il 1 gennaio 1930 è altra data da segnare in rosso nell’ideale calendario di questa incredibile storia di emigrazione, perché coincide con la prima redazione del periodico “Il Savellese”, il giornale che dà voce all’espressività della cultura savellese allo stesso modo dell’omonimo settimanale redatto in paese fino a qualche anno fa.

Divulgato poi per decenni, “Il Savellese” è mezzo di comunicazione molto apprezzato in Argentina, specie fra gli emigrati di origine calabrese, tanto da valere la consegna, nel 2008, allo stesso Francesco Greco del “Premio Almafuerte”, il riconoscimento dedicato alla memoria del grande maestro e poeta argentino, Pedro Palacios, ed indirizzato a premiare i più meritevoli mezzi di comunicazione argentini.

Direttamente collegato alle attività del giornale sono i nomi di due illustri compaesani: Fernando Gualtieri e Pasquale Caligiuri.

Nato a Savelli nel 1896, emigrato in Argentina a soli 12 anni e morto poi a Buenos Aires nel 1967, tipografo, imprenditore, scrittore, uomo di cultura e segretario della Savellese, Gualtieri fu uomo di inaudita lungimiranza: pubblicò per primo il Savellese, diede inizio alla trasmissione radiofonica, “L’ora Calabrese” (1932) e fu Direttore e proprietario del giornale trilingue della collettività calabrese in Argentina, “La voce dei calabresi”.

Dopo la morte, poco tempo prima della quale riuscì a ricevere, dal Presidente della Repubblica Italiana, l’onorificenza di Cavaliere della Stella della Solidarietà Italiana, gli successe Pasquale Caligiuri.

Nato a Savelli nel 1913, emigrato a soli 17 anni e morto a Buenos Aires nel 1993, Caligiuri è altro rappresentante savellese salito alla ribalta in terra sudamericana.

Direttore della trasmissione radiofonica “Italia e le sue regioni”, Caligiuri è per lungo tempo Presidente dell’Associazione Calabrese dell’Argentina, socio fondatore e Presidente della F.A.C.A. (Federazione Calabrese dell’Argentina), delegato quale “calabrese illustre” del Brutium di Roma, nonché Consultore della Regione Calabria negli anni settanta e componente del COMITES (Comitato Italiani all’Estero).

Designato quale Cavaliere Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, Caligiuri è stato fra i più autorevoli rappresentanti dell’emigrazione calabrese. La sua opera fu talmente impressionante che, come rammenta Francesco Greco, “anche le figlie, Beatrice e Laura, seguirono, per lungo tempo, le orme paterne, raccogliendone l’eredità”.

Direttore di una importante industria tessile svizzera e Presidente del “Club Leones Rotary di San Martin” di Buenos Aires, è un altro personaggio impresso nella memoria paesana di Argentina: trattasi di Serafino Greco, nato a Savelli il 1921 ed emigrato in Argentina nel 1936.

Oltre che per le sue vicende professionali e umane, egli è ricordato per il particolare attaccamento a “La Savellese”, la cui prova più importante è l’opera di traduzione del “Gaucho” Martin Fierro in dialetto savellese, apprezzata dalle autorità argentine e depositata presso il Museo storico “Jose Hernandez” di Buenos Aires.

Infine, ultimo personaggio sul quale Greco si sofferma è Salvador Anania, discendente di emigrati savellesi e “Gobernador” della provincia della Pampa nel 1952-1953.

Anche la sua storia fa parte del contenitore che racchiude i savellesi emigrati: è uno scrigno magico, pieno zeppo di contenuti e uomini che accomuna tutti noi, perché come ricorda Greco “non esiste famiglia savellese che non abbia parenti in Argentina”.

All’interno ci sono i personaggi sopra ricordati, ce ne sono altri che per evidenti motivi di spazio (e solo per quello) risulta proibitivo menzionare, e ci sono tutti quelli che, attraverso la propria opera quotidiana, continuano a far sventolare il vessillo savellese nella “terra dei gauchos”.

C’è immancabilmente Francesco Greco, espressione autentica e costante del “savellese di Argentina”, a cui va il mio personale ringraziamento per la disponibilità e l’emozione che continua a regalarmi con i suoi racconti.

Ma c’è soprattutto tanta gente comune che questa incredibile storia l’ha vissuta, l’ha marcata e l’ha tramandata in quella quotidianità di tanti argentini di seconda generazione che, per quanto apparentemente e geograficamente distanti, savellesi lo sono e lo resteranno per sempre.

Dentro c’è l’essenza di quell’emigrante savellese per definire la quale, non resta che affidarsi alle parole che Pasquale Caligiuri pronunciò nella Conferenza sul tema “Calabresi emigranti” del 1938:

Il nostro emigrante fece di tutto in questo Paese, non rinnegò la sua terra né la dimenticò.

Anzi amò ogni giorno di più la sua Calabria, onorandola colla grandezza delle sue opere.

Di questo nostro incomparabile emigrante, che s’avventura, si spinge sotto tutti i cieli, nelle lontane contrade, portando con sé come unico tesoro la generosa vitalità della stirpe bruzia.

Di questo calabrese capace di piegare il destino con forza e volontà.

Di questo emigrante che non s’accontenta di vegetare, ma fa sua l’aspirazione del grande poeta: non è necessario vivere, è necessario navigare”.