IL PROFESSORE DELLE STELLE

La “prima luce” catturata, di recente, dal telescopio installato nel Parco Astronomico “Lilio” di Savelli(Kr) è evento scientifico di spessore che ha inevitabilmente attirato, non solo l’attenzione degli amanti dell’Astronomia, ma anche degli addetti ai lavori.

Fra questi ultimi, non poteva farsi attendere l’apprezzamento di Filippo Frontera, astrofisico dell’Università di Ferrara ed associato dell’Istituto Nazionale di Astrofisica di Bologna, originario di Savelli nonché ideatore e promotore della realizzazione della struttura scientifica su suolo savellese.

Dopo aver affidato le proprie impressioni alla locale testata “Il Crotonese” che all’evento aveva dato ampio e meritato risalto, Frontera, nel corso di una lunga chiacchierata telefonica, ha inteso esplicitare anche al “Ruggito” il senso di un’idea, quella del Parco, portata avanti in prima persona con la passione per la scienza e per la terra d’origine.

Viene da sé che l’essenza delle considerazioni, rilasciate ad un blog “vestitosi a festa” per ospitare cotanta sapienza, coincida con l’esplicitarsi della lettera indirizzata, di proprio pugno, al periodico crotonese.

Ad emergere, anzitutto, è la compiacenza, personale prima che accademica e professionale: “desidero esprimere la mia immensa soddisfazione per la “prima luce” del telescopio di Savelli, rendendo merito alla competenza del Direttore scientifico, Antonino Brosio, che conosco personalmente.”

La fierezza e l’orgoglio per un traguardo che sente anche proprio, fa il paio con la riproposizione del percorso, finanche tribolato, che ha portato alla realizzazione del Parco di cui quest’ultimo approdo rappresenta solo l’ultima tappa fra le tante.

“Il completamento del Parco è frutto di un lungo processo che ha avuto inizio nel lontano 2002, quando, in occasione di una breve cerimonia di esposizione di una targa in ricordo di mio fratello, nella sala riunioni del Consiglio Comunale di Savelli, proposi il mio impegno per la realizzazione di un osservatorio astronomico e di un planetario”.

Se lo spunto iniziale è nobile, lo è altrettanto lo scopo che il Prof. non perde mai di vista anche a distanza di tempo: “l’obiettivo primario della struttura era e mi auguro possa restare quello di creare un volano di crescita culturale ed economica non solo per Savelli, ma anche per la Calabria, in particolare, per quella provincia di Crotone che all’epoca di Pitagora equivaleva al Massachusetts ed alla prestigiosa Università di Harvard e che oggi non è più Magna Grecia, ma uno dei territori più decaduti dell’intera penisola”.

Di quello che definisce, più che modestamente, “un piccolo contributo alla rinascita della mia terra”, il Prof. ha ben impresse date e passaggi e non potrebbe essere altrimenti.

Si va dalla “ricerca dei possibili finanziatori” fino alla serie degli incontri istituzionali, a livello locale,  provinciale e regionale che portarono poi nel 2004 a definire l’iter di realizzazione, di concerto con la Provincia di Crotone che ebbe la sensibilità di farsi carico della struttura.

Rimarcato il ruolo svolto proprio dall’ente intermedio, “tengo a ringraziare Emilio De Masi, allora Vice-Presidente della Provincia, per la sua lungimiranza”, senza dimenticare il contributo fornito dalle amministrazioni comunali nelle varie fasi che hanno portato alla costruzione dell’opera e l’attività prestata dal Direttore dei lavori, anch’egli savellese, Frontera passa poi in rassegna i contenuti del progetto scientifico di cui si è occupato in prima persona.

Dagli albori, legati alla scelta del sito, “con il supporto di amici astrofili savellesi individuai il sito, quello attuale, in cui costruire l’Osservatorio,  caratterizzato da una vista fantastica del cielo, senza inquinamento luminoso e con basso grado di umidità”, fino alla definizione dettagliata dell’attrezzatura.

Una scelta che ha riguardato sia il planetario che il telescopio, il “Richtey-Chretien di 500 mm di diametro,” oggi salito alla ribalta delle cronache e scelto “non solo per il suo impiego per scopi amatoriali e didattici, ma anche per consentire un’attività di ricerca in diversi ambiti, quali ad esempio quello dei Lampi di Raggi gamma (Gamma Ray Bursts) di cui il sottoscritto e il suo gruppo sono leader per la scoperta dell’origine cosmologica di questi eventi.”

Fatto un altro accenno di puro carattere astronomico, “la geometria Richtey-Chretien, adottata anche per il telescopio spaziale Hubble consente di avere immagini di grande qualità in tutto il campo di vista del telescopio”, il luminare di origini savellesi racconta anche delle fasi di costruzione degli edifici e della strumentazione terminate poi nel 2011.

“L’urbanizzazione dell’area, l’acquisto degli arredi e la realizzazione di una strada di accesso, avvenute grazie all’approvazione di un PISL redatto a margine delle iniziative di commemorazione in onore di Luigi Lilio, l’astronomo cirotano che fu ideatore della riforma del calendario gregoriano dal quale il Parco prende il nome, sono da ritenersi, infine, gli ultimi step dell’iter preliminare”.

Il resto è storia più recente, con il bando che ha decretato l’aggiudicazione alla società che gestisce attualmente la struttura e l’inaugurazione avvenuta il 5 agosto scorso.

“Un sogno diventato realtà” come ribadito da Frontera, “specie in un contesto come quello calabrese nel quale poche iniziative giungono ad una positiva conclusione.”

Sono, infine, proiettate al futuro, alla sostenibilità nel tempo del Parco e di ciò che gli ruota attorno le ultime considerazioni del Professore.

Parole da annotare, tanto quanto il suo augurio: “auspico che il Parco Astronomico Lilio di Savelli, dopo questa fase iniziale, decolli per mirare a divenire realtà non solo amatoriale ma anche scientifica”.

“Per quanto mi riguarda, sarò sempre disponibile a fornire un contributo, di studioso della materia e di savellese, laddove ciò venga richiesto nell’ambito delle attività astronomiche e di studio poste in essere dalla struttura”.

Una disponibilità di cui tener conto, in quel progetto più complessivo che ha i tratti, già avviati dalla gestione attuale, di far diventare Savelli contesto privilegiato da cui osservare l’universo che ci circonda.

Un traguardo, ambizioso, per raggiungere il quale far tesoro del sapiente apporto di Filippo Frontera, il Professore delle stelle.