MAGNA GRAECIA

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L’affermazione di Syriza, partito della Sinistra greca, e del suo leader, Alexis Tsipras, è evento che profuma di Storia.

Al di là dei numeri (36,3% dei voti e 149 seggi ottenuti), il trionfo, per quanto auspicabile alla vigilia, è di quelli da cui trarre spunti indubbiamente interessanti.

Confermando i magni fasti di una cultura classica leggendaria nei secoli, la Grecia lancia un messaggio nuovo, i cui principali destinatari sono l’Europa ed il mondo intero.

Si tratta, anzitutto, di un monito per il vecchio continente e per il suo apparato, complesso di regole e burocrazia sin troppo farraginoso e rigido, per quanto incomprensibile e lontano dai reali bisogni dei cittadini europei.

In questo senso, la vittoria di Tsipras rappresenta una svolta entusiasmante, non solo per nostalgici di Sinistra come il sottoscritto, ma soprattutto per l’inesplorato solco che potrebbe tracciare nel “sentire politico” di un’entità territoriale logorata da una crisi non solo finanziaria, ma sistemica.

Il popolo greco e la sua espressione di voto ci dicono infatti che è tempo di nuovi concetti, di redistribuzione della ricchezza e solidarietà in luogo del “fiscal compact”, di esigenze dei popoli e non di finanza, di crescita e di occupazione più che di meri calcoli del rapporto deficit/pil.

In altri termini, di un’Europa che diventi realmente contenitore di politiche condivise e condivisibili, più che di ingombranti “commissariamenti” della Trojka o di quel mostro, dalle sembianze puramente ragionieristiche, che prende il nome di austerità.

Al netto degli slogan, è tempo di “un’Europa che cambi verso”: Tsipras e la sua forza prorompente potrebbero riuscirci meglio e più decisamente (fin troppo facile) di quanto fatto nel “semestre” a Presidenza italiana.

Proprio verso il Belpaese, il messaggio proveniente dalla vicina Grecia è ancora più forte e chiaro.

A doverlo recepire è in primis il Governo italiano, per il quale Tsipras diviene partner con il quale improntare, se davvero lo si vuole, comuni proposte di crescita e sviluppo, alternative a quelle, tradizionalmente prevalenti, ad esclusiva connotazione germanocentrica.

A volgere l’orecchio è chiamato Matteo Renzi nella sua duplice veste di premier-segretario: da leader dell’Esecutivo per quanto sopra detto, da segretario del Pd per ricredersi su una “politica interna” fin troppo centrista e “da larghe intese”.

Se l’aria di Sinistra che spira in Europa rappresenta una “minaccia” per il proccesso di trasformazione del Partito Democratico in “Balena Bianca 2.0”, per tutti i movimenti (minoranza Pd compresa) e partiti(ni) italiani che occupano, con percentuali non proprio edificanti, l’universo della Sinistra italiana, il nuovo contesto rappresenta una ghiotta opportunità.

Una chance da non perdere che consenta il delinearsi di un percorso nuovo e la fine alla frammentarietà per poggiarsi su questioni che, a livello europeo, divengono sempre più cruciali ed elettoralmente appaganti.

In fondo anche Syriza, fino a pochi anni fa, era movimento con seguiti di “nicchia” e fin troppo ideologici; se oggi è forza di governo, significa che un tragitto simile può essere intrapreso a tutte le latitudini, a patto che talune tematiche siano poste realmente al centro di una nuova agenda programmatica.

D’altronde, se le parole di “Bella Ciao” e “Bandiera Rossa” sono dolci e soavi anche in salsa ellenica, vuoi mettere ascoltarle in lingua originale?

Roba da Grecia, anzi da Magna Graecia…