REDUCE O LEOPOLDINO?

 Renzi_Lepolda 2014

Ho acquistato di recente l’I-phone 6, ma rimpiango il “gettone”, utilizzo abitualmente “la digitale” e la chiavetta USB, ma ho tanta nostalgia di rullino, stereo e cassetta.

Non so se per Renzi sono un “reduce”; di sicuro, il discorso del Segretario a chiusura della Leopolda, conferma che non sono tipo da “kermesse fiorentina” ed aumenta il mio atteggiamento critico verso questo Pd.

Il “download”, per restare nel virtuale, può dirsi quasi completato.

Ho sempre pensato di dover “lottare dall’interno” per una visione “progressista” del Partito e per cogliere gli elementi positivi, pochi a dire il vero, dell’evoluzione di questa “creatura”.

I buoni propositi si scontrano, oggi, con un percorso politico troppo lontano ed estraneo ad alcuni valori, senza che nulla di costruttivo si intravveda all’orizzonte.

Fin dal “duello” con Bersani, non ho condiviso l’agire politico del buon Matteo; a seguire, l’atteggiamento verso il “predestinato” è stato della serie: “guardiamo cosa farà perchè magari fa anche bene”.

Colpito da improvviso raptus di ottimismo, ho assecondato l’ascesa del suo consenso all’interno della “sezione” (chiamarla così ha ancora il suo fascino) per lealtà verso quel “gruppo locale” che vedeva nel “renzismo” una spinta innovatrice, più che per convinzione.

Il “monologo della Leopolda” confuta le mie perplessità su un soggetto politico “mai ideale” che oggi sento ancor meno mio.

Tale non è, infatti, un Partito che cerca lo scontro con la CGIL piuttosto che porsi come alternativa al centrodestra, che piace di più a Marchionne e Briatore che a Landini e Civati.

Nè può ritenersi positiva l’assenza di confronto interno, la visione eccentrica in luogo del concetto di “comunità”, l’ostinata ricerca di “nemici interni” (quelli del 25%) piuttosto che il voler aprire una dialettica costruttiva su tematiche reali e non solo apparenti.

Come per niente confortante è il lato “governativo” del Pdl (Partito della Leopolda): cumuli di slogan “da televendita” (rottamazione, jobs act, riforma del Senato, una riforma al mese, spending rewiew, “1000 giorni al governo”, abolizione “art. 18”, ecc.) che occupano, impropriamente, spazi da riservare invece ad una credibile “proposta di governo”.

Si aggiunga lo scellerato “Patto del Nazareno”, l’ombra (anche qui presunta) di “nemici esterni” (sindacati, poteri forti, burocrazia) per giustificare il disattendere di impegni presi e non sostenibili ed ecco un quadro completo, seppur privo di contenuti e soluzioni.

La situazione non migliora, se si volge lo sguardo a latitudini a me più vicine.

La composizione delle liste dei candidati del centrosinistra e del Pd alla competizione elettorale regionale fa emergere, anche da queste parti, contraddizioni non sottovalutabili.

Vecchie logiche e giochi di potere alla base delle scelte, rinnovamento solo annunciato, mortificazione dell’appartenenza e della militanza, condivisione di “confusionari trasversalismi”, ne rappresentano solo alcune.

Turandomi, per l’ennesima volta, il naso, in questa occasione esprimerò il mio consenso verso la stessa direzione; non mi piace, infatti, abbandonare la nave prima di aver completato il viaggio.

Dal post voto, bisognerà tuttavia orientare lo sguardo altrove, ipotizzando anche una “sosta ai box” imposta da un panorama complessivo per nulla accattivante.

Anche senza il mio modesto contributo, d’altronde, il carro del “vincitore” proseguirà spedito la sua marcia (c’è da preservare quel 41% ed andare anche oltre).

Sono forse un “reduce”, sicuramente non sarò mai un “leopoldino”.