PROVINCE NUOVE…METODI VECCHI

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La questione sull’abolizione della Province ha monopolizzato, per decenni, il dibattito “istituzionale” sugli sprechi della politica.

Come spesso accade nel Belpaese, nobili intenzioni riformatrici hanno partorito il classico “topolino” che ha le sembianze della c.d. Legge Delrio (Legge n.56 del 7 aprile 2014).

Senza entrare nel dettaglio normativo che meriterebbe comunque approfondimenti, fra le principali novità introdotte quella che identifica le province come “enti territoriali di area vasta”, con Presidente eletto dai Sindaci e dai Consiglieri dei comuni della Provincia (elezione di secondo livello con voti ponderati al “peso” dei singoli centri) e “la gratuità degli incarichi”.

Tralasciando ogni valutazione sugli effettivi risparmi di spesa, la nuova formula elettiva destava, alla vigilia, grande curiosità.

Non so, nello specifico, come sia andata nel resto d’Italia, ma in Calabria la nuova elezione ha rappresentato un “evento da dottrina” che, senza bisogno di ricorrere all’antipolitica, fa esclamare: “Province nuove per metodi da prima Repubblica”.

Ad aprire le danze, il 28 settembre scorso, è stata la provincia di Vibo Valentia, dove è andato in scena quello che, anche dalla ribalta nazionale, è stato definito “l’accorduni”. Una sorta di “Patto del Nazzareno 2.0” che ha portato all’elezione di Andrea Niglia, Sindaco di Briatico, la cui lista “riuniva i renziani del Pd, Ncd, Forza Italia e Fratelli d’Italia, contro una lista alternativa anche questa targata Dem”.

A Cosenza, invece, è stato eletto Presidente Mario Occhiuto (Forza Italia), Sindaco del capoluogo bruzio che ha prevalso sugli altri contendenti: Marcello Manna, Sindaco di Rende vicino al Nuovo centrodestra e Gianni Papasso, candidato del centrosinistra e primo cittadino di Cassano allo Jonio.

La svolta decisa dai grandi “elettori” consegna al centrodestra l’amministrazione dell’ente, dopo un ventennio targato centrosinistra e le ultime due legislature a guida Mario Oliverio (candidato Pd a Governatore della Regione).

Se in riva al Crati la non definita espressione di voto dei vari gruppi si presta a diverse analisi, ben poco spazio alla fantasia lascia il voto della provincia di Crotone.

Peppino Vallone (Pd), Sindaco della città pitagorica, è il nuovo Presidente dell’ente intermedio. Ha avuto la meglio, seppur di misura, sull’altro competitor, Roberto Siciliani, Sindaco di Cirò Marina sostenuto da forze civiche vicine al centrodestra e ad alcuni movimenti territoriali.

Il risicato margine di Vallone (dal suo Consiglio comunale sono arrivati solo 17 voti contro i 15 del suo antagonista) seppur sufficiente alla vittoria grazie alla netta affermazione nel resto del territorio, decreta, di fatto, il mancato sostegno di alcuni consiglieri Pd del capoluogo verso il proprio primo cittadino. Numeri, di cui si parlerà a lungo.

Strascichi futuri accompagneranno anche il post-voto di Catanzaro, dove il Sindaco della città, Sergio Abramo, ed un suo ex assessore, Massimo Lomonaco, sono stati protagonisti di una violenta lite dopo le accuse di “tradimento”.

Entrambi sono finiti in ospedale con alcuni giorni di prognosi e con coda giudiziaria che pare ci si debba attendere nei prossimi giorni.

Nella provincia catanzaresese, Presidente è stato così eletto Enzo Bruno, candidato di riferimento del Pd che ha prevalso su Tommaso Brutto, espressione di un centrodestra che paga evidentemente i malumori interni alla propria coalizione, e Pantaleone Procopio punto di riferimento dall’aggregazione di Sindaci “indipendentisti”.

Ce ne è abbastanza per concludere che, il primo test della nuova provincia, da queste parti, è clamorosamente fallito.

Sarà solo colpa del “posizionamento”, già in atto con tanto di scongiurabili “accordi”, in vista delle elezioni regionali del prossimo 23 novembre???