EL TIBURON – RE DAVIDE E LA FAVOLA CROTONE

In una delle giornate più emozionanti e coinvolgenti della recente storia calcistica nazionale, la favola che non ti aspetti, anche per questa stagione, ha i colori del Crotone e le sembianze di una salvezza epica che va ben oltre i confini del miracolo calcistico.

Sovvertendo ogni pronostico della vigilia, con buona pace dei sostenitori del torneo a 18 squadre (Caressa docet), ribaltando il corso di un campionato partito in maniera disastrosa (9 punti conquistati nel girone di andata), i pitagorici disegnano, anche nella massima serie, i contorni un risultato straordinario, solo qualche settimana fa considerato impossibile da raggiungere anche dal più inguaribile degli ottimisti.

L’obiettivo, conseguito al termine di una rincorsa esaltante, fa rima, ancora una volta, con l’eccezionalità  del “modello Crotone”, di un corso societario che sa fare calcio come pochi in Italia e dimostratosi competitivo anche al cospetto del “calcio che conta”.

Una compagine societaria solidamente ancorata all’esperienza della famiglia Vrenna, lo schiarirsi di vicissitudini interne che avevano condizionato i primi passi nella nuova dimensione, le confermate capacità di Beppe Ursino, la coerenza nel mantenere inalterata la guida tecnica nonostante risultati inizialmente poco incoraggianti: questi i principali segreti dell’ennesimo successo a tinte rossoblu.

Senza nulla togliere tuttavia alle altre componenti, tutte funzionali ad un risultato altresì non raggiungibile, autentico uomo copertina del Crotone che si è guadagnato sul campo una permanenza ritenuta quasi proibitiva, è sicuramente Davide Nicola.

Il mister, sul quale pochi, noi tra quelli, avevano scommesso, divenuto ad un certo punto capo espiatorio della falsa partenza, è sicuramente l’artefice indiscusso della permanenza in A dei crotonesi.

Capace di non perdere mai di vista rotta ed obiettivo, convinto nel “crederci fino alla fine” ed irreprensibile nel trasmettere la stessa convinzione ai propri ragazzi, mister Nicola si è dimostrato allenatore eccelso dal punto di vista tecnico-tattico, abile motivatore ed indiscusso trascinatore.

Ma oltre che nella qualità del suo trainer, al quale c’è da augurare un grosso “in bocca al lupo” per il viaggio che lo attende, in bici, da Crotone in Piemonte, il Crotone resta in serie A perché ogni elemento della propria rosa è andato oltre il suo limite, riscattandosi appieno dopo aver pagato lo scotto iniziale del debutto in serie A.

Sono soprattutto quattro gli uomini sugli scudi della stagione appena conclusasi.

Partendo da dietro, essenziale per la salvezza è stata la conferma ad alti livelli di Alex Cordaz, portiere, capitano e leader indiscusso che, dopo la straordinaria stagione della promozione dalla B alla A, ha saputo ribadire, anche nel proscenio più prestigioso, doti da estremo difensore di riprovata affidabilità.

Restando al reparto arretrato, poi, il Crotone che resta meritatamente in serie A ha i volti dei suoi due baluardi difensivi, Federico Ceccherini e Gian Marco Ferrari.

Una conferma per quest’ultimo, altro pilastro della scalata della compagine crotonese, a cui si è affiancato nel corso della stagione un compagno di reparto, il difensore livornese appunto che, sulla scorta di una stagione al di sopra delle attese, si è oramai guadagnato un posto in pianta stabile nella Nazionale di mister Ventura.

A proposito di “uomini sorpresa” convocati in Nazionale, oltre a Ferrari e Giaccherini, l’annata del Crotone è indissolubilmente legata alla definitiva, per nulla scontata, consacrazione di Diego Falcinelli, bomber della squadra di Nicola, autentico trascinatore a colpi di goal (13), ma anche di giocate di “sacrificio” tese a sobbarcarsi la squadra sulle spalle nei momenti di sofferenza e di difficoltà.

Oltre che nei suoi interpreti copertina, il Crotone di quest’anno merita però un elogio in tutti gli effettivi della rosa, ognuno dei quali capace di dare il proprio contributo, dentro e fuori dal campo, per formare “quel gruppo unico” elogiato dal Mister subito dopo la vittoriosa partita di ieri contro la Lazio.

Motivo per cui, la favola Crotone coincide con la definitiva maturità di Aleandro Rosi, giocatore di “categoria” in grado, finalmente, di mettersi al servizio della squadra, la disciplina tattica di Mario Sampirisi, la disponibilità di Noe Dussenne, l’esserci sempre e comunque di Claiton Dos Santos, l’esperienza di Djamel Mesbah e la crescita, esponenziale, di Bruno Martella, inizialmente copia sbiadita del “Pendolino” ammirato lo scorso anno, ma poi puntuale nel farsi trovare, a suo modo, all’appuntamento con la storia.

Questo Crotone da raccontare è inoltre la corsa, incessante ed inesauribile, di Marcus Rohden, la crescita, graduale ed inesorabile, di Lorenzo Crisetig, il positivo alternarsi di Matteo Barberis e Leonardo Capezzi, la preziosa fantasia di Adrian Stoian, la velocità di Boadu Maxwell Acosty, l’esplosione di Andrea Nalini, il protagonista che non ti aspetti, decisivo, in questo finale di stagione, dopo i problemi accusati dal fantasista rumeno.

Il Crotone salvo, nella seconda parte addirittura travolgente (6 vittorie nelle ultime 9), ha inoltre i volti di tre attaccanti, per molti versi discontinui, ma le cui reti e prestazioni hanno contribuito in maniera decisiva allo sprint salvezza: Marcello Trotta, Simeon Tochukwu Nwanko “Simy” e Aleksandăr Tonev.

In ultimo, il successo del Crotone ha il volto di quelli che operano dietro le quinte (staff tecnico, medico e dirigenziale), di quelli che se ne sono andati e saranno magari pentiti di averlo fatto troppo presto (Aniello Salzano e Raffaele Palladino su tutti), oltre che di chi ha giocato di meno, rivelandosi comunque elemento prezioso nel meccanismo vincente creato da Nicola : i portieri Marco Festa e Aniello Viscovo, i giovani di casa Giuseppe Cuomo e Manuel Nicoletti, i giovani stranieri Andrej Kotnik e Cazim Sulijic.

Ma questa permanenza del Crotone nel calcio dei grandi è soprattutto un approdo dalla valenza sociale indiscutibile, sostanzialmente più rilevante dei punti fatti e della sospirata posizione di classifica ottenuta.

Trattasi infatti di un’altra opportunità di riscatto, la classica prova d’appello, per una città ed un territorio dalle potenzialità inesplorate che, sulla scorta dei successi calcistici, deve poter mostrare il suo volto migliore, tuttora inespresso, fatto di storia, cultura, mare e sole.

Un patrimonio che vale la serie A non solo sul campo, per valorizzare il quale, bisogna farsi trovare pronti tutti insieme, senza più la scusa del noviziato, per superare la prova di un ulteriore salto di qualità dal profumo di “favola”.

Quella favola in cui Golia esce sconfitto sotto i colpi di Re Davide…