UNA FAVOLA CHIAMATA CROTONE

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Dalle ore 22:22 del 29 aprile dell’anno 2016 dopo Cristo, Crotone è ritornata finalmente nella storia con l’approdo in serie A del Football Club Crotone.

Acquisito il conforto della matematica, l’ultima ad arrendersi alla trionfale epopea della compagine pitagorica in una Modena, per l’occasione, addobbata a festa, smaltiti i due giorni di autentico delirio che hanno doverosamente accolto l’arrivo della squadra in quel di Crotone, a mente fredda, i contorni dell’impresa assumono tratti ancor più leggendari e trionfali.

Delineano il corso di un’utopia trasformatasi ben presto in obiettivo concreto, di un sogno divenuto conquista, di un traguardo inimmaginabile divenuto inaspettatamente risultato meritato, di un’impresa eroica che esula dai soli aspetti tecnici e si proietta in ambiti economici, sociali e di riscatto di una terra che Dio solo sa quanto abbia bisogno del concretizzarsi del suo volto migliore e persino vincente.

Sul piano strettamente calcistico, la promozione nella massima serie è il meritato premio al “modello Crotone”, un assetto gestionale e societario degno di essere preso ad esempio da chiunque voglia “fare calcio” in maniera propositiva e, come tale, fieramente esportabile ad ogni latitudine.

Il Crotone in serie A è quindi prima di tutto il trionfo della società Fc Crotone e dei patron Raffaele e Gianni Vrenna, al vertice dal 1992-1993, capaci di portare i colori rosso blu dai polverosi campi di provincia fino al calcio professionistico, prima di mantenerli a certi livelli per più di un lustro e di condurli, infine, verso il “Paradiso”.

Oltre che per loro, la serie A è il premio all’encomiabile lavoro di Beppe Ursino, Direttore sportivo “made in Calabria”, conoscitore di calcio come pochi ed altro granitico pilastro della cavalcata crotonese degli ultimi decenni di cui egli è stato indiscutibile tessitore ed architetto.

Restando in ambito societario, la serie A ha anche i volti degli altri componenti dei vertici societari, primo fra tutti il Vicepresidente del Crotone oltre che della Lega di serie B, Sasà Gualtieri, imprenditore di origini savellesi (da sottolineare con vanto), da sempre al fianco della famiglia Vrenna nella gestione del Crotone ed in prima linea nel seguire, sul campo, le sorti della squadra.

Con uno sguardo al terreno di gioco, questa serie A è, in primis, la serie A dell’autentico fuoriclasse di questo Crotone: mister Ivan Juric.

Chiunque abbia potuto osservare con continuità, da vicino e sul campo la “favola Crotone” (fortunatamente sono stato fra quelli), non può che riconoscere l’indelebile marchio che l’allenatore croato ha saputo imprimere alla propria squadra.

L’aver trascinato ciascun elemento della rosa ben oltre i propri limiti tecnici e caratteriali, l’aver saputo gestire la rosa senza la minima sbavatura e di motivarla oltre l’imponderabile, l’essere stato splendido condottiero di una squadra in grado di regalare, a larghi tratti, gioco e spettacolo.

Questi, e non solo, i principali meriti del trainer crotonese, elemento decisivo, senza nulla togliere a quanto fatto dagli altri protagonisti, della trionfale cavalcata.

Fossi nella società, farei di tutto, per affidare ancora a lui, le chiavi del Crotone che sarà, per renderlo competitivo ed in grado di reggere il passo del calcio che conta.

Ponendo invece l’attenzione alla rosa, la promozione del Crotone è, senza alcun rischio di retorica, la vittoria di un gruppo intero, nell’ambito del quale ogni calciatore merita una citazione, così come la meritano tutti coloro che hanno contribuito, da dietro le quinte, al trionfo: magazzinieri, massaggiatori, preparatori atletici, accompagnatori, componenti dello staff tecnico di supporto a mister Juric.

La serie A del Crotone ha anzitutto il volto dei suoi attaccanti: del bomber, Ante Budimir, il calciatore venuto dal “nulla” e trasformatosi ben presto in autentico ed implacabile catalizzatore della manovra pitagorica (16 goal realizzati fino ad ora).

Altri uomini-copertina di questo Crotone sono poi Raffaele Palladino, a mio parere il più talentuoso calciatore fra quelli ammirati, anche da avversari, allo “Scida” e Federico Ricci, il “nome” da segnare sul taccuino degli addetti ai lavori, quello che, per età e caratteristiche tecniche, è indiscutibilmente destinato a ripercorrere le orme dei vari Florenzi, Bernardeschi e Pellè.

Nel Crotone che ha sin qui segnato 59 goal, infine, come non menzionare Adrian Stoian, altro talento in grado di accendere con le proprie giocate l’inizio di stagione, o anche Pietro De Giorgio e Giuseppe Torromino, l’uno crotonese acquisito, l’altro crotonese verace, sempre capaci di apportare il proprio contributo nei momenti in cui sono stati chiamati in causa.

Nel fare un ideale passo indietro nello scacchiere di gioco, questo trionfo ha come indiscutibile protagonista Alex Cordaz, uno dei più continui estremi difensore del campionato, il n.1 capace di mettere al servizio della squadra i propri prodigi anche e soprattutto nei pochi e seppur presenti momenti di difficoltà, coadiuvato dai suoi “secondi” Festa e Maniero.

Come sugli scudi non può che ergersi la migliore difesa del campionato (32 i goal sin qui subiti), imperniata su Yao (altro ragazzo che farà strada), Claiton (capitano e baluardo), Ferrari (il calciatore cresciuto di più ed esponenzialmente rispetto al passato), Garcia Tena (prospetto prezioso ed interessantissimo in chiave futura), Cremonesi (l’uomo sempre pronto e disponibile).

Nel Crotone tutto ritmo e corsa, anche gli uomini di “gamba” sono stati per questo oltremodo decisivi; fra loro, i cursori di fascia destra Di Roberto, Balasa e Zampano, calciatori in grado di dare sfogo al gioco e di fornire un contributo impagabile in termini di intensità nel corso della stagione.

La stessa spinta garantita, dall’altro lato, da altre due “facce” simbolo di questo vittorioso Crotone: Bruno Martella, il tambureggiante pendolino dal sinistro esplosivo e Ciccio Modesto, l’ altro ragazzo di Crotone, uomo d’esperienza la cui corsa verso la Sud, dopo il goal con il Como, rappresenta una delle pagine più emozionanti del torneo.

Oltre che impressionante strapotere fisico, questo Crotone “targato Juric” è stato tuttavia anche geometria e costruzione di gioco.

La zona nevralgica del campo è stato il regno dei diversi centrocampisti a più riprese in evidenza nell’ambito di un turnover scientifico ed abilmente teso a distribuire le forze.

Il regno ad esempio di Leonardo Capezzi, il metronomo in grado di dettare con continuità disarmante i tempi di gioco e del pressing, di Andrea Barberis, l’uomo dal “lavoro oscuro” ed incessante, di Nello Salzano, l’altro elemento cresciuto oltremodo rispetto alla stagione passata, di Alessio Sabbione, prezioso riferimento di esperienza in talune gare, di Niccolò Fazzi, acquisto di gennaio tenuto ai box da problemi fisici e di Matteo Paro, l’uomo di Juric, come il mister croato cavallo di ritorno in quel di Crotone ed altro calciatore a cui rivolgersi nei momenti in cui c’era da badare, senza fronzoli, al raggiungimento dell’obiettivo.

La “premiata ditta Crotone” è quindi, come desumibile, il risultato di un’orchestra che si muove all’unisono, nella quale ogni interprete può pregiarsi di aver fatto il “proprio” per raggiungere la storia, incastonarsi nella leggenda e scrivere una delle pagine più belle della storia calcistica nazionale.

Considerato il contesto in cui tutto ciò è avvenuto, la favola assume ancora più valenza e, come detto, va ad interessare ambiti sociali ed economici che possono tradursi in un decisivo salto di qualità di questo territorio.

Trattasi di aspetti che varrà la pena approfondire nel prossimo futuro.

Per il momento, in attesa di giocarsi il primato nelle ultime tre gare della stagione 2015-2016, non resta che godersi, ancora, il sapore dolce e soave di un’impresa infinita.

E continuare ad ammirare, A mano A mano, il “fiore nato nel nostro giardino” che “neanche l’inverno potrà mai gelare”.